1818
Nell'anno 1818 si sviluppò a San Felice una forma virale di tifo petecchiale, che in poco tempo fece perire molti individui. Il medico curante del villaggio dopo un'accurata analisi, riconobbe che la maggior parte dei casi di infezione riguardavano il lato meridionale del paese, per via delle antiche tombe esistenti nella vecchia Chiesa del Carmine, che colme di cadaveri e semiaperte infettavano l'aria con pestilenziali miasmi. Furono allora presi dei provvedimenti sanitari d'urgenza, e quindi i terrazzani liberati da questo malore.
Le attività industriali dei Sanfeliciani all'inizio dell'800, consisteva nel piantare nuovi vigneti dismettendo gli antichi oliveti nel Quarto Caldo, la maggior parte di essi abbandonati per le frequenti incursioni militari e dei briganti, e incoraggiati dal forte prezzo con cui si veneva il vino in qui tempi. Altra attività era la coltura dei campi seminando i cereali nelle cosiddette cese, ovvero terreni cespugliosi dati in concessione da Pio VI, una piccola quota della vasta macchia spettante al limitrofe comune di Terracina, al quale era corrisposto annualmente un regolare dazio su quanto raccolto.
9 Agosto 2012 | agg.0 [in lavorazione]