Gregorio XVI visita il paese e vi soggiorna per breve tempo - Parte 1^
Il Pontefice Gregorio XVI (Belluno, 18 settembre 1765 – Roma, 1º giugno 1846) nell'anno 1839 volle onorare della sua sua presenza il villaggio di San Felice. Di questo viaggio ne scrisse una relazione il Principe di Arsoli:
"Avendo determinato la Santità di Nostro Signore Gregorio XVI di recarsi a visitare il castello di San Felice, appartenente alla Reverenda Camera Apostolica, situato alle falde del monte Circeo, e sulle sponde del mar Tirreno, nella Diocesi di Terracina, lunedì 22 aprile 1839 alle ore diciotto e mezza partì dalla sua residenza del Vaticano, avendo seco in carrozza le LL.EE.RR. Monsignor Alerame Pallavicino Suo Maestro di Camera, e Monsignor Francesco Massimo Suo Maggiordomo. Le guardie nobili, che per tutto il viaggio si succedettero ogni due poste le une alle altre, accompagnavano la carrozza di Sua Santità, seguita dai dragoni, e da altri sette legni, che contenevano i varj individui della corte [1]. Giunto la sera in Velletri, e vi si trattenne per quella notte, proseguendo il suo viaggio la mattina del martedì fino a Terracina, ove giunse verso le ore 19.
La seguente mattina 24 aprile, mentre si disponevano le cose per la partenza da Terracina, fu con meraviglia di tutta la corte pontificia osservato uno di quei fenomeni, che si sentono raccontare come favolosi, e che raramente accadono; alcini delfini attirati dal suono della banda dei dragoni, che facea sentire bellissimi concerti musicali in riva al mare, furono veduti replicate volte avvicinarsi alla spiaggia, innalzandosi sulla superficie dell'acqua, finchè col cessare della musica sparvero anch'essi.
Alle ore quattordici, con un tempo sereno e magnifico, il Santo Padre partì da Terracina alla volta di San Felice, che ne è distante circa dodici miglia di strada in gran parte arenosa, e faticosissima per i cavalli, dovendosi traversare una selva, e nel rimanente andare sulla riva del mare con una ruota nell'acqua, e l'altra nella sabbia, per il qual motivo si richiese un gran numero di cavalli a strascinar tutto il convoglio di Sua Santità.
Al passaggio del fiume Badino, che in poca distanza si scarica nel mare, e sul quale era costrutto un ponte di barche, il Sommo Pontefice essendo smontato per maggior sicurezza con il suo seguito, gli si presentarono all'ingresso del ponte due giovani donzelle vestite di bianco e coronate di fiori, le quali spargendo foglie di rose lungo tutto il passaggio di Sua Santità, s'inginocchiarono poi sull'altra estremità del ponte per chiederle l'Apostolica Benedizione, unitamente a tutti gli abitanti del porto di Badino ivi radunati.
Risalito quindi il Santo Padre in carrozza, e percorse varie miglia sulla riva del mare, osservando alcuni pescatori napolitani, che avevano gettata la rete per pescare, e la stavano ritirando, si degnò fermarsi con tutto il suo seguito per godere dello spettacolo di questa pesca, che fu assai fortunata, essendosi dopo pochi minuti vista avanti la carrozza di Sua Santità la rete piena di un infinito numero di ottimi pesci di ogni qualità, per cui i suddetti pescatori vennero generosamente ricompensati dal Santo Padre con varie monete d'oro, che degnò porger loro di propria mano.
Sopra questo non aspettato divertimento fu improvvisata la seguente Anacreontica da Monsignor D. Filippo Artico Cameriere segreto di Nostro Signore, e Canonico della Cattedrale di Ceneda, celebre Predicatore, che fece lo scorso quaresimale nella Basilica Vaticana.
"Questo mar che tante volte
"Sopra il dorso de' suoi flutti
"Legni armati ha un dì condutti
"Della guerra tra il furor,
"Finalmente si rallegra
"E tranquille increspa l'onde
"Che di Piero alle sue sponde
"Ora accoglie il successor,
"I bei di rinascer vede
"Quando l'amo usar solea
"Sulla sponda Galilea
"Pietro al fianco di Gesù.
"O Gregorio! questo giorno
"Pace eterna in ciel sigilli:
"Del tuo regno i dì tranquilli
"Nessun nembo turbi più.
Proseguendo quindi il viaggio, Sua Santità venne incontrata presso torre Vittoria dell'Eminentissimo Cardinal Tosti Pro-Tesoriere, il quale invitolla ad entrare nella propria carrozza, come più leggiera, per fare l'ardua salita, che dalla riva del mare conduce a San Felice. Alla metà di questa si presentarono dieciotto possidenti di quel luogo, tutti vestiti di nero, i quali, per quanta opposizione facesse il Santo Padre, vollero a qualunque costo staccar i cavalli, e tirar con cordoni rossi la sua carrozza, in mezzo agli evviva della popolazione uscita tutta ad incontrarlo, a suono di bande e di campane, spari di mortaro, ed altri molti segni entusiasmo.
L'arrivo di Sua Santità a San Felice cagionò in quel popolo una gioja inesprimibile, che si manifestò poi con indicibile grida di benedizioni, quando fu veduta scendere dalla carrozza, ed incamminarsi a piedi, preceduta dalla banda, da Monsignior Vescovo di Terracina col Clero, dagli Artiglieri in grande uniforme, ed accompagnata dalle guardie nobili e da tutta la sua corte per le strade del borgo, le di cui case erano state tutte ti recente imbiancate, ed ornati con lauri e fiori, sino alla Chiesa, che dà il nome alla Terra, conservandovisi il corpo di San Felice martire, e dove fu data la benedizione con Venerabile, dopo la quale il Santo Padre con lo stesso corteggio fece il suo ingresso nel Palazzo appartenente all R.C. situato sopra una elevazione, da cui si gode di una vista sorprendente, scoprendovisi il golfo di Napoli col Vesuvio, e le isole adiacenti, ed una vastissima estensione del mare Mediterraneo.
Sebbene questo Palazzo non possa dirsi magnifico, è però grandioso il suo aspetto a guisa di fortezza, con vasto cortile, in un angolo del quale esiste un'antica torre guadrata di solidissima costruzione, nelle cui fenestre e porte si riconosce lo stile di architettura Saracena. Gli appartamenti poi sono pieni di commodi, e la maggior parte recentemente dipinti con ornati gotici.
L'amena ed interessante posizione di questa terra aveva più volte destato il desiderio a varj Pontefici di andarla a visitare, ma sempre differendo a decidersi ora per un motivo ora per l'altro, era riservato al regnante Greegorio XVI di rendere quel luogo con la Sua presenza doppiamente felice, come benissimo lo espresse il lodato Monsignor D. Filippo Artico, fra gli Arcadi di Peonide Nauresio, nel seguente suo componimento, con cui descrive questo viaggio di Sua Santità:
[...]
Questi versi furono improvvisati dall'autore, e recitati alla presenza di Sua Santità la sera del giorno seguente il suo arrivo in San Felice, giorno, che dal Santo Padre fu impiegato nel visitare col suo seguito i circondarj del palazzo, essendosi recato verso le ore 14 a passeggiare nell'annessa villa, che si estende in forma di anfiteatro sino alla riva del mare, e dove in un grazioso casino fabbricato dal principe Poniatowsky fu imbandita una lauta colazione per sua Santità e per la corte. Più abbasso il Santo Padre si fermò dentro una nicchia chiamata l'Occhio di bove, che per la sua costruzione tutta a volta rende un eco portentoso, e l'apertura della quale presenta allo sguardo una veduta pittoresca d'immensa estensione per mare e per terra.
Intanto il passaggio di Sua Beatitudine, la di cui corte numerosa formava per i vaghi colori del vestiario un singolare spettacolo in mezzo a quelle campagne, veniva festeggiato dai replicati spari di cannone dalla vicina Torre Fico, così detta dalle folte piante di fico d'India, che vi crescono intorno. Questa torre fabbricata sotto al Ponteficato di Pio IV dalla famiglia Caetani in difesa della spiaggia, insieme con le altre, fu distrutta nel 1809 dagli Inglesi, i quali parimenti ne spianarono le altre due vicine, chiamate torre di Cervia, e torre Moresca, ma rifabbricata da Pio VII al suo ritorno, è ora custodita da sei artiglieri di San Felice, che vi stanziano di guarnigione, ed è fornita di un cannone di ferro da dodici con sua provvista di 214 palle, e con un cannochiale, come in tutte le altre torri della spiaggia. Dalla medesima si scende al mare per una scalinata di un centinajo di gradini ricavati nel masso.
La passeggiata di Sua Santità terminò quella mattina alla torre Vittoria, altra torre situata presso la spiaggia del mare sulla strada, che da San Felice conduce a Terracina, e dove la Reverenda Camera possiede anche un piccolo palazzo, nel quale sua santità entrò per riposarsi alquanto, e godere dell'amena veduta di mare da una grandiosa loggia annessa alla torre. Ivi era schierata la truppa con la banda dei dragoni di Roma, e Sua Santità dopo aver compartito la sua benedizione a varj pescatori, che le offerirono i frutti della loro pesca, rimontò col suo seguito in carrozza per tornare a San Felice, ove l'attendeva la magistratura di Piperno, venuta espressamente a complimentarla con il Governatore di quella città, conte Sabbioni di Fermo, il quale ebbe l'onore di essere ammesso alla tavola di Sua Santità.
Dopo pranzo il Santo Padre uscì di nuovo pel passeggio, al fine del quale entrò a visitare una chiesa rurale dedicata alla Beata Vergine, e situata dietro al palazzo di San Felice".
1. Principe d'Arsoli - Relazione del viaggio di S.S. Gregorio XVI da Roma a San Felice, 1839.
20 gennaio 2013 | agg.0 [in lavorazione]