Pio IX compie una breve visita al paese di San Felice
Il Pontefice Pio IX (Senigallia, 13 maggio 1792 – Roma, 7 febbraio 1878) nell'anno 18-- volle onorare della sua sua presenza il villaggio di San Felice. Di questo viaggio ne scrisse una relazione Giuseppe Capponi nel 1856:
"Sorgeva l'aurora del giorno 23 maggio, e già il popolo di San Felice era in gran movimento per recarsi al lido del mare, onde aspettare l'arrivo dell'immortale sommo Pontefice Pio IX. Le vicinanze di torre Vittoria si riempirono in un istante di gente, ed i piccoli monti sabbia, che dividono la spiaggia dalle praterie (detti il tummoleto) sembravano costruiti a comodo di chi bramasse signoreggiare quella scena fatta più imponente dalla prospettiva del Promontorio Circeo, che per le varie sue colline circuenti una amena valle, dava l'idea di un vasto anfiteatro di verzura, apparecchiato a raccogliere per uno spettacolo gli abitanti di San Felice, e quei di Terracina, che a numerosi drappelli continuamente si vedevano giungere in quel luogo. La spiaggia riboccava di persone, carrozze, cavalli e giumenti, che a mala pena vicino la torre Vittoria avrebbero lasciato il posto alle nuove persone che sarebbero venute in compagnia dell'aspettato. Sulle fisionomie di ciascuno leggevasi un ansia, una smania che accusavano la sofferenza dell'indugiare a vederlo...
Finalmente lo sparo dei cannoni dei fortini posti al di dietro del monte annunciavano il vicino arrivo dell'ospite desiderato. A quale lietezza di venture non avrebbe in quel punto rinunciato tutta quella gente ivi accorsa, se gli fosse ingiunto di anteporlo alla soddisfazione di esilararsi nel sembiante di lui. Circa le ore 11 antimeridiane si presentò innanzi torre Vittoria una Fregata a vapore, era dessa la Meteore francese, che si avvicinò alla riva, e si ancorò. Dopo un breve istante si osservarono partirsi dalla Fregata numerose Lance, che sventolando bandiere pontificie e francesi velocemente correvano verso il lido, e vennero accolte fra le grida e gli evviva di tutti gli spettatori: recavano queste Lance il successore di Pietro con tutto il suo seguito, non che molti uffiziali della marina francese. Il Santo Padre sbarcò dal suo naviglio, e posto il piede su di un ponte di legno all'uopo ivi costrutto dai Sanfeliciani poche ore innanzi, e mentre s'incamminava verso la riva per porsi nella carrozza del Conte Gregorio Antonelli, veniva adornata la via, per la quale egli passava, con fiori di erbe odorose, da varj fanciulli laggiadramente vestiti, che si trovavano sul ponte a rendere omaggio al Pontefice. Postosi il Santo Padre in carrozza e fincheggiato da una moltidudine di cavalli, ivi fatti preparare dal ridetto Conte Antonelli, per condurre il di lui seguito, le guardie nobili, e varj altri signori ed uffiziali francesi compagni di viaggio, fece l'ardua salita che conduce sino al Villaggio, in mezzo ad una moltidudine di Sanfeliciani e Terracinesi, che unanime gradavano viva il Pontefice, e chiedevano la benedizione. Giunto il corteo all'unica porta del paese, ove nella notte antecedente vi fu costrutto un arco trionfale di mirto e di alloro, lo spettacolo si rendeva all'occhio del riguardante sempre più soprendente e bello. La piazza, e le principali vie del Paese ornate erano da pali ricoperti di mortella, e nel suolo sparso di verzura vi si miravano il mirto, il lauro, erbe aromatiche, ed olezanti fiori. Variopinti, e candidi drappi sventolavano da tutte le finestre e le logge ripiene di donne e di fanciulli messi tutti in festa, e che colla più viva gioia dipinta sul volto gettavano fiori su la carrozza dell'adorato Sovrano. Quel Paese insomma aveva preso un aspetto sì sontuoso e ridente, simile a quello di un ameno, e fiorito giardino. Sua Santità smontò dalla sua carrozza dentro il cortile del Palazzo della Reverenda Camera Apostolica, in cui dopo aver fatto breve riposo, volle uscire a piedi, e preceduto da vantiquattro fanciulli vestiti da angeli che spargevano fiori ed aromache erbe innanzi il suo passaggio, si recò Egli nella Chiesa Arcipretale per adorare il Santissimo Sagramento. Lo stesso fragore quindi, le stesse acclamazioni. come le stesse ali di popolo fluttuate ed entusiastatolo salutarono, lo seguirono finchè di nuovo si restituisse al Palazzo Camerale; in cui dopo un istante si mostrò dalla gran loggia, e compartì al popolo ivi accorso la Ponteficale benedizione, dopo e prima della quale i gridi assordavano l'aere.
Il Santo Padre dopo aver goduto da tutti i punti di quell'antico Palazzo le bellissime vedute, che sorprendono la vista dell'ammiratore, si ritirò per ristorarsi con una sontuosa colazione già preparata dai suoi addetti, anteriormente ivi recatisi e di buon mattino coll'istesso vapore pontificio l'Archimede che appositamente il giorno innanzi era ripartito alla volta di Porto d'Anzio tantosto che ebbe sbarcata la Deputazione di San Felice. Terminata la colazione Sua Santità, avendo accolto i pegni del sincero attaccamento dei buoni e disgraziati Sanfeliciani verso la sua persona, si benignò di ammetterli al bacio del piede. Ma il tempo di sua dimora in quel luogo fu scarso ai desiderj degli abitatori; giacchè verso le ore 6 pomeridiane il Santo Padre si pose nuovamente in carrozza, ed accompagnato dall'istesso corteggio di popolo, in mezzo alla più vive acclamazioni, ed ai nembi di fiori, che avevano imbalsamata l'aria, giunse sulla sponda del mare: ove s'imbarcò su di una Lancia, mentre che lo stesso pratticò tutto il suo seguito. Ed accompagnato dalle continuate grida, alle quali Egli corrispondeva con un dolce riso, e benedicendo sempre il suo popolo, ascese nella Meteore: la quale dopo pochissimo tempo disparve alla vista degli astanti, che rimasero oltremodo dispiaciuti per averlo perduto tra loro. Passò quel giorno come un riso incantevole, la di cui grata memoria è di gran sollievo nelle angosce in cui da varj anni trovansi quei terrazzani per il fatale morbo delle viti, che tutto giorno ripetesi nel loro limitatissimo territorio.
11 febbraio 2013 | agg.1