Il feudo ceduto alla Reverenda Camera Apostolica
Il 29 maggio 1720 il feudo del Circeo fu ceduto dagli Orsini alla Reverenda Camera Apostolica per la somma di 100.000 scudi, una cifra quasi irrisoria, poiché il papa Clemente XI (1700-1721) aveva riservato alla Santa Sede il diritto di prelazione. (facoltà di riacquistarlo nello spazio di quattro anni)
I motivi della causa di prelazione, e del conseguente acquisto del Circeo da parte della Chiesa, si trovano evidenziati in un documento dell'inizio dell'ottocento, nel momento in cui, per necessità economiche, si prospettò l'eventualità di infeudare nuovamente il Circeo, in seguito all'esplicita richiesta da parte di Carlo Giorgi, che vantava un enorme credito nei confronti della R.C.A.
In ogni caso, nella "Replica alla Terracinensis Feudi" riferita alla Bolla di Pio V, si evidenziava la politica di contrasto al Baronaggio che prevedeva l'acquisto dei feudi per metterli sotto la diretta gestione della Chiesa:
"Io veggo sollecito Clemente XI in cogliere il momento di riunire San Felice alla Camera, feudo che doveva alle occasioni essere di non poco imbarazzo al Governo, per la sua situazione troppo opportuna alle frodi, dato che in ambe le coste di quel Promontorio, in cui, in quella di scirocco che riguarda Terracina, rimane S. Felice, vi è buona rada per gettarvi l'ancora ed essere al coperto di traversie. Un barone inquieto saprebbe ben profittare di questa località, come accadrebbe di ogni barone che si trovasse a mettere sulla spiaggia, che è sempre spedita alle frodi, quando anche avessimo gran forza marittima".
agg.1 20.08.2002