Gli antichi Re del Mare del Circeo
di Gianluigi Proia
Nel "Portolano di Dulcert", una carta nautica del 1339, è raffigurato un grande golfo tra Anzio e il Circeo, nel Basso Lazio, un golfo che potrebbe esistere solo se il mare salisse di almeno cento metri di livello. Ma anche le altre linee costiere dell'Europa e del Mar Nero raffigurate su quella carta sono tutte tracciate come se il livello del mare fosse molto più alto, mentre tutte le terre e le isole sono posizionate alla perfezione secondo la longitudine e la latitudine esatta che hanno, anche se nessuno nel 1339 era in grado di eseguire calcoli di quel genere. Si tratta quindi di una vera e propria "mappa impossibile", che ancora oggi non ha una spiegazione e che sembra sottintendere l'esistenza in Italia, tra i 28.000 e i 38.000 anni fa, di una civiltà oggi assolutamente sconosciuta ma comunque molto progredita di espertissimi Re del Mare...
Perché in particolare in campo nautico?ZAGNI: "Sì, grazie a quello che ho appurato finora credo che sia veramente esistito. Però probabilmente, più che di un vero e proprio fiordo, era un golfo che arrivava sino ai piedi dei colli Albani. Doveva trattarsi di una vasta insenatura le cui estremità, con ogni probabilità, erano Anzio da una parte e il Circeo dall'altra, e il cui bacino si estendeva per decine di chilometri nell'attuale terraferma interessando quindi anche la Ciociaria, o perlomeno una sua parte significativa. Ma andiamo con ordine. Dunque, secondo quanto emerso proprio da questa originale conferenza milanese di archeologia di frontiera alla quale lei ha già accennato formulandomi la sua domanda, nella protostoria del Lazio del Sud sarebbe esistita uno popolazione, fino ad ora sostanzialmente sconosciuta, in possesso di discrete conoscenze tecnologiche, in particolare nel campo mautico."
Propio tutta un'altra civiltà, allora? Una civiltà oggi ancora sconosciuta?"Perché una prova proprio di questo assunto sarebbe la scoperta sul fondo del lago dì Nemi, durante gli anni Trenta, di due navi, di cui una lunga più di ottanta metri e a quanto pare costruita con tecniche incredibilmente moderne, almeno secondo quando attestato in un trattato scientifico che la analizzava e che è stato pubblicato nel 1946, steso da uno stimato ingegnere navale italiano. Quelle due navi erano già andate distrutte all'inizio degli anni Quaranta, ma tutti i loro dati e le loro straordinarie caratteristiche sono ben riportate in quel testo, fortunatamente ancora reperibile, e oggi ci forniscono davvero molto materiale su cui riflettere. Quelle imbarcazioni particolarissime infatti sono state attribuite dagli archeologi ai Romani, ma non avevano nulla delle tipiche navi romane. A parere mio e di altri asperti quelle due grandi navi del lago di Nemi erano state fatte per navigare nel mare e potrebbero quindi risalire a un'epoca molto, molto più antica, quando lì le acque erano salate, e a costruirse forse potrebbe essere stato qualche popolo sconosciuto dell'Italia arcaica, un popolo che magari potrebbe essere identificabile con quello dei mitici Pelasgi, le cui radici culturali risalirebbero ad un'epoca enormemente all'indietro nel tempo, un'epoca probabilmente, perlomeno al momento attuale, difficilmente determinabile. Come sostiene anche Pincherle, questa antichissima cultura potrebbe esser parte di una civiltà molto più ampia sviluppatasi non solo nell'area dei Mediterraneo occidentale, una civiltà che ritengo non avesse alcun rapporto con la Mesopotamia in particolare, e con il Medio Oriente più in generale."
"Una civiltà ontichissima, progredita e a noi sconosciuta, si. Probabilmente si tratta di epigoni di quella misteriosa civiltà dell'Epoca Glaciale di Wurm che negli ultimi quarant'anni, con sempre maggiorre frequenza, viene considerata sempre più la fonte ispiratrice dell'Atantide platonica. D'altra parte Platone non scrisse che Atlantide, nelle ultime fasi delli sua esistenza, aveva stabilito delle colonie a Tirrenia? Naturalmente Tirrenia non può essere che l'Italia, in particolare quella centrale.''
"Una prova cena di tutto questo al momento non etisie. Non ancora, almeno. Però alcuni indizi ci sono. E uno di questi indizi, è molyo concreto e induce davvero alta riflessione. Per la Verità, più che di un indizio si tratta quasi di un riscontro concrero e molto difficilmente confutabile... un riscontro che, già per il solo fatto della sua comprovata esistenza, ovviamente ci spalanca davanti tutta una wistissima quantità di problemi storici e archeologici davvero complicati."
"Si tratta di una carta nautica, una mappa disegnata nel 1339 da Agostino Dulcert e che per questo è oggi denominata come 'il Portolano di Dulcert". Allora, questa mappa dell'Europa del 1339 è stata analizzata dal professor Charles Hapgood nel suo fondamentale libro 'Le mappe degli antichi Re del Mare', che so bene che presto sarà finalmente pubblicato in Italia... ebbene, in questa mappa in piano dell'Europa e dell'Africa del Nord tracciata nel 1339 l'Italia centrale è raffigurata con un profilo molto diverso da quello già allora ben conosciuto... ma questa sua sconcertante 'diversità' a mio parere non è dovuta assolutamente all'imperizia del disegnatore, all'incapacità dell'antico cartografo. Quel 'Portolano' che Hapgood ha analizzato a fondo, è infatti eccezionale e di gran lunga in anticipo sui nostri tempi, visto che tutte le terre li raffigurate in piano sono posizionate esattamente secondo la loro longitudine e la loro latitudine corretta... anche se i cartografi di quell'epoca non sapevano per niente calcolare nè la longitudine né la latitudine. Invece, come Hapgood dimostra inconfutabilmente con la sua accuratissima analisi geografica e scientifica, nella carta nautica denominata 'Portolano di Dulert' troviamo correttamente rappresentata non solo la longitudine di tutto il Mediterraneo e del Mar Nero, ma anche la posizione esatta di ben cinquanta altre località in tutta Europa, tra le quali Cagliari, Capo Passero e Trieste. Questi fatti ovviamente fanno pensare che l'estensore dì quella carta fosse in possesso di nozioni scientifiche e cartografiche che erano invece sconosciute a tutti gli altri uomini della sua epoca, e che non sarebbero diventate di uso comune per almeno altri 400 anni, cioè sino alla metà del 1700."
E quindi?"Siccome è un dato di fatto incontestabile che il 'Portolano di Dulcert' possiede queste caratteristiche scientificamente 'impossibili', non restano che alcune ipotesi : o quel tale Dulcert era un genio sconosciuto molto in anticipo sui suoi tempi, oppure era un uomo del futero finito chissà come nel passato... ma ovviamente io escludo tutte e due queste supposizioni... e allora, visto che sappiamo che in genere le mappe e soprattutto i 'Portolani' di quel periodo erano tutti ricavati da raffigurazioni geografiche molto più antiche... be', allora io sospetto, come del resto suggerisce anche Hapgood, che Dulcert abbiaa ricopiato la sua carta 'impossibile' da una mappa precedente vecchia di diversi millenni, una mappa che era stata tracciata da una civiltà avanzata perduta nelle nebbie del passato... da una precededente mappa che, prima ancora che nascesse la civiltà a Sumer, era stara tracciata dagli abilissimi marinai di un impero perduto che erano in grado di calcolare alla perfezione tanto la latitudine che la longitudine, e che erano pure capaci di riprodurre alla perfezione in piano su un foglio la posizione e la dimensione precisa delle terre emerse che, invece, nella realtà sono disposte su una sfera."
Di che 'errore' si tratta?"Quindi, stabilito tutto questo, bisogna far notare come, in quel 'Portolano di Dulcert', ci sia invece una stranezza, cioè un 'errore', un 'errore' piccolo e molto strano che davvero non ci aspetteremo dagli sconosciuti che hanno tracciato quella perfetta mappa così straordinariamente in anticipo sui tempi."
"Un punto dell'Italia centrale è raffigurato in un modo totalmente diverso da come effettivamente è, almeno oggi: si tratta della linea costiera del Basso Lazio tra Roma e Napoli. Lì, in corrispondenza della Ciociaria, sulla mappa di Dulcert è disegnata invece una grossa rientranza, con il Mar Tirreno che penetra nel territorio laziale formando un grande golfo, con le sue estremità d'apertura più o meno fissate da una parte su Anzio e dall'altra sul Circeo. E il ragionamento che io faccio a questo punto è il seguente: chi ha tratteggiato quella mappa d'avanguardia conosceva la sfericità della Terra e sapeva come trasferirla alla perfezione su una raffigurazione piana, eppure... eppure proprio quando si è trattato di riprodurre la semplice linea di costa quasi dritta che c'è in quel punto dell'Italia, ha invece commesso uno sbaglio molto grossolano. Ma si tratta di uno sbaglio per davvero? Infatti io qui mi chiedo: è stato commesso per davvero un così minuscolo e sciocco errore, oppure... oppure la mappa riprodotta da Dulcert è davvero straordinariamente antica e riproduce la costa del Basso Lazio in quel modo curioso solo perchè, come noi sospettiamo, in quell'epoca remota il Mar Tirreno penetrava per davvero molto all'interno di quella zona? In altre parole, è forse il 'Portolano di Dulcert' la copia di una mappa che risale a un periodo immensamente antico, quando l'Italia in quel punto era fatta devvero così?"
"Considerando che in quel 'Portolano', come dimostra ampiamente Hapgood nel suo splendido libro, Dulcert ci mostra le coste dell'Italia e anche del resto d'Europa come dovevano essere quando il livello del mare era più alto di almeno cento metri rispetto all'attuale, allora... allora si può concludere che con estrema probabilità stiamo parlando di un periodo temporale situato sicuramente prima dell'ultimo periodo glaciale."
"Lo so. Ma quella è comunque l'unica epoca nella quale il mare, essendo molto più profondo, poteva delineare le coste d'Europa in quel modo, così come le vediamo sul 'Portolano di Dulcert'. Ed è quindi sempre quello il tempo in cui nel Basso Lazio, tra Anzio e il Circeo, c'era probabilmente per davvero un grosso golfo fatto in quel modo che penetrava per molto nell'attuale entroterra."
"Ritengo che l'ipotesi più attendibile faccia pensare all'ultima fase interglaciale dì Wurm, che, ad opinione dei climatologi, fu uno dei periodi più caldi della storia del nostro pianeta, quando appunto il mare salì tantissimo di livello. Diciamo che si tratterebbe, con una certa approssimazione, di un periodo tra i quarantamila e i ventottomila anni fa. "
"Certo, lo so che è un periodo decisamente lontano nel tempo, ma so anche molto bene che, geologicamente parkndo, questo è anche il primo periodo compatibile con quanto indicato graficamente da Dulcert nella sua mappa."
29 settembre 2018 | agg.1