Foedus Cassianum
La giovane repubblica di Roma era pressata all'esterno dalla Lega Latina, dai popoli sabini, equi e volsci, e tormentata all'interno dai conflitti sociali che vedevano la sempre più netta contrapposizione tra Patrizi e Plebei.
In questo periodo di continua mobilitazione, in cui Roma si vide sottrarre parte del suo territorio dai tanti nemici, ci si rese conto che il potere consolare non sempre si dimostrava all'altezza della situazione, a causa delle rivalità che spesso si creavano tra i due consoli. Così nei momenti peggiori, quando all'orizzonte si profilava una guerra veniva nominato un dittatore che per sei mesi assumeva tutti i poteri sia politici che militari: una sorta di monarca a tempo determinato. Il primo cittadino romano che venne nominato dittatore fu un certo Tito Larcio ma il primo che si coprì di gloria fu Aulo Postumio chiamato a difendere le sorti di Roma in un'epica battaglia con la Lega Latina comandata proprio da Tarquinio il Superbo.
La lista delle trenta città latine che presero parte alla prima rivolta generale contro Roma, come riferisce lo storico Dionisio, comprendeva anche Circei.
La battaglia si svolse nel 496 a.c. presso il piccolo lago Regillo, ai piedi della città di Tuscolo, e fu sicuramente molto cruenta. Nessuno dei due eserciti sembrava prevalere sull'altro, finché alla testa delle truppe romane apparvero due indomiti cavalieri che cavalcavano due splendidi cavalli bianchi: si trattava dei Dioscuri Castore e Polluce, figli gemelli di Giove. L'intervento divino fece volgere le sorti della battaglia in favore dell'esercito romano e gli stessi Dioscuri si recarono nel Foro per annunciare al popolo romano la vittoria contro i nemici latini.
Proprio la conclusione leggendaria lascia un'alone di fantasia sia sulla battaglia stessa che sul suo esito. La cosa certa è che invece appena tre anni dopo, nel 493 a.c., Roma raggiunse un accordo di pace con la Lega Latina, il Foedus Cassianum, che prese il nome dal console Spurio Cassio, firmatario dell'accordo. Le ragioni di questo accordo vanno ricercate nelle forti preoccupazioni che entrambi i contendenti avevano maturato nei confronti dell'aggressività degli equi e dei volsci che dai territori montuosi degli appennini miravano a conquistare le fertili terre del Lazio e della Campania.
Così di fronte ad un pericolo esterno, romani e latini ricordarono di colpo di avere una radice etnica comune e stabilirono che "Tra i Romani e tutti i popoli dei Latini sia pace, finchè il Cielo e la Terra occupino la loro stessa posizione; e nessuno dei due muova guerra all'altro...". Queste erano le parole con cui cominciava il trattato che fu considerato così importante dai romani tanto da dedicargli una colonna di bronzo al centro del Foro con su scritto l'intero testo dell'accordo.
Un trattato di parità, ma di assoluto privilegio per Roma: da una parte è lei, dall'altra tutti i Latini; pari quindi in potenza a tutti i Latini messi insieme.
agg.1 01.09.2002
agg.2 17.03.2012