Casualità: l'area Sannitica
Le popolazioni italiche stanziate nell'area dell'Appennino centromeridionale, nonostante fossero a contatto con gli etruschi e con i greci delle colonie, precoci esponenti della civiltà urbana in Italia, non conobbero l'urbanizzazione se non molto tardi, a seguito della conquista romana. La maggior parte della popolazione viveva in forma sparsa, in villaggi o in singole case, nelle campagne e sui rilievi, con una netta preferenza per le zone più favorevoli all'agricoltura, al pascolo e ad altre attività produttive, e in prossimità delle vie naturali di comunicazione, il paesaggio interno della penisola italiana doveva perciò presentarsi cosparso di insediamenti molto piccoli circondati dalle terre coltivate di loro pertinenza, con aree vastissime lasciate al pascolo e al bosco. La presenza di villaggi, abitati da non più di qualche decina di famiglie, e di fattorie trova riscontro in numerosi ritrovamenti di necropoli e piccoli sepolcreti. Alcuni centri avevano dimensioni maggiori, pur senza superare le dimensioni di villaggi, e sono segnalati dalla presenza di terrazzamenti in opera poligonale, da resti di strutture murarie e da cisterne e pozzi.
L'insediamento italico preromano ha però la sua più estesa documentazione archeologica in un numero impressionante di cerchie murarie fortificate che si dispongono in posizione d'altura, spesso in luoghi impervi, con concentrazioni variabili nei diversi territori, ma con evidenti addensamenti nelle aree che rivestivano importanza strategica ai fini della difesa. Di queste cinte murarie restano ruderi spesso imponenti (fino a sei metri di altezza conservata in alcuni tratti) e anche tracce diverse, quali quelle leggibili nelle fotografie aeree o ricordate dalla toponomastica, che permettono di supporre un numero veramente molto alto di fortificazioni oltre a quelle conservate a livello monumentale. L'altitudine delle cerchie fortificate varia con l'orografia dei vari territori: si trovano già poco sopra i 200 metri di quota, mentre in alcune zone particolarmente impervie come il Molise interno sorgono a quote superiori ai 1500 metri; in massima parte però si dispongono a un'altitudine compresa fra gli 800 e i 1200 metri Anche le dimensioni sono piuttosto variabili: le cerchie più piccole, con un perimetro di 100 metri o poco più e un solo accesso, racchiudono aree di poco inferiori ai 1000 metri quadrati; in molti casi le mura si sviluppano per chilometri, disegnando sistemi complessi formati da più aree fortificate congiunte fra loro.
La struttura dei centri fortificati sanniti mostrano una certa somiglianza con le mura ciclopiche del Circeo. In particolare le fortificazioni si adattano in genere alla morfologia naturale del terreno; molto spesso la cerchia muraria segue una curva di livello poco più basso della sommità, che si trova a essere cosi completamente racchiusa; in altri casi le mura proteggono solo i lati più esposti, oppure si dispongono a vari livelli con andamento pressoché parallelo.
Negli esempi più complessi si ha una cerchia più piccola di quota più alta inclusa, come un'acropoli fortificata, entro una fortificazione più ampia di quota inferiore. La tecnica edilizia, piuttosto semplice, rientra nella grande categoria definita opera poligonale: grossi blocchi di pietra calcarea appena sbozzati e cavati nella stessa altura da fortificare sono sovrapposti a secco con l'utilizzo di zeppe di pietra per dare maggiore compattezza al paramento murario. Il muro così costruito poteva avere due cortine esterne che racchiudevano alloro interno un nucleo di pezzami calcarei, oppure una cortina sola verso l'esterno, lasciando all'interno il nucleo non rifinito; in entrambi i casi al muro si addossava un terrapieno interno, per cui le differenze di tecnica non erano visibili.
Lungo il circuito si aprivano vere porte e piccole aperture dette postierle; le porte erano tre nei casi di cinte particolarmente estese, altrimenti si riducevano a una. In alcuni rari casi la cinta era ulteriormente fortificata dalla presenza di torri quadrate con base in pietra e alzato in legno, appena sporgenti o allineate con il paramento esterno. Le funzioni di queste fortezze erano riconducibili al controllo e alla difesa del territorio; se le più piccole potevano essere solo postazioni di controllo, la maggioranza doveva essere usata come rifugio per uomini e animali. La popolazione indifesa sparsa nelle campagne aveva perciò la possibilità di risalire sulle alture e chiudersi nelle aree fortificate. Solo le fortezze più estese erano veri centri abitati, come Terravecchia, l'insediamento antecedente Sepino, o Aufidena e Frosolone; solo in pochi casi questi oppida maggiori sono sopravvissuti alla conquista acquisendo nel tempo aspetto urbano; per lo più sono stati abbandonati o ricostruiti in zone più accessibili, come nel caso di Sepino. La datazione delle fortezze appenniniche non è facile; si tende a ritenere che siano state costruite quasi tutte nel IV secolo a.C., quando l'espansione romana era ormai una realtà incontrovertibile.
Fortificazione sannitica di Frosolone
Opere nel centro storico del Circeo
Pietrabbondante - Mura Sannitiche
Muro ovest del Circeo