Le città cosmiche del Lazio
di Gianluigi Proia e Luigi Cozzi
da Mystero n.33 di febbraio 2003
Mondo Ignoto SrL
Sin dagli anni Trenta diversi ricercatori si sono occupati del mistero costituito dalla grande presenza nel Lazio di enormi rovine megalitiche che risalgono a un'epoca antichissima e imprecisata. Di recente, poi, uno studioso di Frosinone, Giorgio Copiz, ha scoperto che alcune delle più arcaiche città della Ciociaria sono state erette in posizioni ben determinate al fine di ricostruire sulla terra la forma di alcune costellazioni del cielo...
Da quasi due anni il nostro collaboratore Ettore Cipollato pubblica regolarmente sulle pagine di "Mystero" il resoconto delle sue scorribande nel Lazio, dove esistono grandi e numerosissimi siti di rovine megalitiche che gli archeologi non sono riusciti a datare ma che con tutta probabilita' risalgono a un'epoca sperduta nel tempo che potrebbe aver preceduto di diversi millenni l'avvento delle civilta' etrusca prima e romana poi.
L'Italia antichissima era dunque uno dei regni dei mitici giganti o dei figli di Atlantide?
Sembrerebbe proprio di si, e infatti e' questo che nei suoi articoli ci racconta Cipollato, il quale non e' comunque solo nell'asserire questa tesi. Per esempio, qualcosa di simile viene affermato anche in un recente e molto interessante libro "Atlantide, una controversia scientifica da Colombo a Darwin" di Marco Ciardi (ed. Carocci, 2002), un ricercatore di Storia della Scienza presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Bologna. Ed e' appunto questo recente e documentatissimo testo che ci dice che "il fratello di Atlante era Saturno, che si rese padrone d'Europa e d'Italia. Come confermano numerose tradizioni, Saturno (Crono), dopo essere stato spodestato da Giove (Zeus) dal trono dell'universo, approdo' sulle coste del Lazio, dove venne accolto dal re Giano. Saturno insegno' agli Itali i segreti dell'agricoltura, consentendo l'evoluzione della loro Civita'. Per contraccambiare Giano divise il trono con Saturno e costruì in suo onore una città, Saturnia.
"Probabilmente questa storia aveva a che fare con la cosiddetta 'ETA' dell'Oro', di cui gli antichi parlavano sin dai tempi di Esiodo. Era possibile, inoltre, che tale epoca coincidesse con la fase storica relativa alla catastrofe che aveva portato alla fine di Atlantide, caratterizzata da un favorevole mutamento del clima provocato dall'alterazione dell'asse terrestre."
L'Atlantide mediterranea
Una tesi simile, quella di una possibile Atlantide (o pre-Atlantide...) mediterranea, e' stata sostenuta con vigore ed energia diversi decenni fa pure da una romantica e anticonformista figura di studioso solitario e indipendente, Evelino Leonardi, uno dei precursori di quella che oggi e' definita "archeologia mysteriosa": e' lui infatti l'autore di uno dei primi saggi usciti in Italia su quest'argomento, "Le origini dell'uomo", un testo fondamentale anche se oggi quasi introvabile in quanto fu edito nel 1937 a Milano dalle Edizioni Corbaccio e da allora non e' stato più ristampato.
La tesi principale del Leonardi, un medico che negli anni Trenta visse per alcuni anni a San Felice Circeo, si può riassumere nella teoria di un' "Atlantide Tirrenica" di cui avrebbero fatto parte, tra l'altro, il monte Circeo, Gaeta, le Isole Pontine, ma che si sarebbe estesa fino alla Toscana Settentrionale (proprio come scrisse Platone...), ipotesi poi ripresa, per lo meno in parte, alla fine degli anni Sessanta da Pier Paolo Cavallin nel suo saggio "L'Atlantide fu la Tirrenide" (anche se noi, a essere sinceri, pensiamo invece che, appunto come scrisse Platone, fu la Tirrenide a essere una parte di Atlantide e non viceversa...).
Negli anni Trenta Evelino Leonardi aveva anche, secondo alcune fonti dell'epoca che siamo riusciti faticosamente a rintracciare, allestito una specie di museo nel villino Blanc con dei "petrefatti", massi di varie dimensioni composti, secondo il solitario ricercatore, da materia vivente pietrificatasi in tempi assai remoti attraverso un processo sconosciuto. Questa importante e preziosissima collezione, lasciata poi in eredita allo Stato italiano, secondo un articolo di Tommaso Lanzuisi pubblicato su "Lazio Ieri ed Oggi", giaceva ancora nei primi anni Ottanta dentro enormi cassoni negli scantinati del Museo delle Terme di Roma, perché nessuno aveva voluto fino a quel momento assumersi la responsabilità ne' di disfarsene ne' di esporla al pubblico, in quanto quella raccolta di reperti apparentemente smentiva in modo inequivocabile tutte le teorie storiche "ufficiali" sulla storia (e soprattutto sulla preistoria...) del nostro paese.
Malgrado il grande lavoro di ricerca da lui svolto, come spesso capita ai pionieri troppo in anticipo sui tempi, Evelino Leonardi e' pero' morto da solo e quando ormai era stato quasi dimenticato da tutti. Le sue audaci teorie pero' non sono rimaste abbandonate: noi ve le abbiamo riproposte in parte attraverso gli articoli di Ettore Cipollato, così come anche Mario Pincherle e Luigi Finetti si sono ricordati di lui nel prologo del loro volume "Atlantide mistero svelato", nel quale hanno scritto: "Così mori' Evelino Leonardi, colui che per primo in Italia aveva dedicato la vita allo studio di un'antica e favolosa civiltà e ricercata quella terra felice che portava il nome di Saturnia Tellus ma anche di Atlantide. I suoi tempi, pero', non erano ancora maturi per dare realtà al suo sogno."
La "Pentapoli Saturnia" e la costellazione dei Gemelli
Di recente, gli studi e le teorie di Evelino Leonardi sono state pero' riesaminate, approfondite e riformulate da Giorgio Copiz, un funzionario dell'Amministrazione Provinciale di Frosinone, che all'inizio degli anni Ottanta era uno dei responsabili dell'Ufficio Cultura, Sport e Turismo: per lui tutto comincio' quando dai superiori gli venne affidato l'incarico di provvedere alla realizzazione di una carta archeologica di quella parte meridionale del Lazio nota come Ciociaria.
Nel predisporre la bozza di quella carta Copiz si avvide infatti che le localita' della Ciociaria che la tradizione considera fondate da Saturno (la cosiddetta "Pentapoli Saturnia"), rappresentavano sul territorio uno schema identico alla linea centrale della costellazione dei Gemelli (o dei "Gemini").Ma non solo
Tutte le stelle di quella costellazione avevano infatti pure una perfetta corrispondenza con i luoghi del Basso Lazio in cui erano presenti resti di mura ciclopiche o megalitiche.
Un esempio? Eccolo: Trevi, giusto per citare una citta', si trova disposta sul suolo del Lazio esattamente in corrispondenza della posizione che ha nel cielo la stella di prima grandezza Castore. E li' vicino c'e' un'altra antica cittadina, Anagni, la cui posizione riflette perfettamente sulla Terra quella di un altro astro, Polluce. Un caso?
Poteva esserlo; solo che, continuando a studiare la posizione che avevano le altre citta' del Lazio rispetto alla disposizione delle stelle nel cielo, Copiz si rese conto che c'erano molte, troppe altre corrispondenze perché' si potesse semplicemente parlare di una fortuita combinazione. Estendendo questo tipo di analisi cielo/terra a tutto il Lazio meridionale, Copiz e' riuscito allora a individuare in breve, seguendo lo stesso metodo, gli schemi di numerose altre costellazioni con un'approssimazione mai inferiore all'ottanta per cento.
Ha scoperto insomma, che le piu' antiche citta' del Basso Lazio sono state costruite dai loro remotissimi e ignoti fondatori in maniera da ripetere sulla nostra Terra la disposizione che hanno nel cielo le stelle di numerose costellazioni. In altre parole, cosi' come, stando alle asserzioni di Robert Bauval, le tre piramidi di Giza in Egitto ripetono sul suolo la disposizione cha hanno nel cielo le tre stelle principali della Cintura di Orione, allo stesso modo molte delle cittadine piu' antiche del Lazio sono state disposte in maniera da riprodurre la collocazione che hanno le stelle di alcune importanti costellazioni.
Il che, ovviamente, significa probabilmente che la civilta' segreta che stava dietro alla costruzioni delle piramidi di Giza sarebbe la stessa che ha condotto anche alla fondazione delle piu' antiche "civitas" del nostro Lazio!
Dodicimila annia fa, una cometa...?
Stabilire esattamente quando questo possa essere avvenuto, naturalmente, oggi e' estremamente difficile. Per esempio, sempre nel recente e ottimo libro "Atlantide, una controversia scientifica da Colombo a Darwin", nel capitolo "L'Atlantide vista dall'Italia" il ricercatore universitario Marco Ciardi fa capire che cio' e' successo con notevole probabilità in epoche che possono aver preceduto o al massimo seguito di poco il momento del Diluvio Universale. Scrive infatti:
"Secondo la cronologia ufficiale, il diluvio (di Ogige) si era verificato intorno al 1800 a.C., datazione alla quale si era attenuto anche Buffon. In realtà, un attento esame delle fonti storiche sembrava ricondurre quell'avvenimento a un'epoca ben anteriore. Sembrava probabile, infatti, che il diluvio greco di Ogige fosse avvenuto ai tempi di 'Foroneo, figliuolo d'Inaco primo', ovvero 'circa 4000 anni prima della nostra era volgare'. In questo caso tale evento sarebbe coinciso con l'eta' di Ercole egizio, successore di Atlante, al quale gli antichi avevano attribuito l'apertura dello Stretto di Gibilterra. La distinzione fra 'Ercole egizio e quello greco, gia' stabilita da Erodoto, risultava determinante nel ragionamento di Carli; essa si fondava, in particolare, sulla testimonianza di Diodoro Siculo:
Ad esempio era nativo dell'Egitto anche Eracle, eroe fortissimo, che visito' larga parte del mondo abitato e innalzo' le sue colonne ai confini della Libia; e conferma di questa cercano di ricavare gli stessi Greci. Dicono infatti che, essendo opinione generale che Eracle abbia combattuto al fianco degli dei olimpici la guerra contro i Giganti, non si accordi assolutamente con la storia della Terra l'ipotesi che essa abbia generato i Giganti nell'eta' in cui secondo i Greci Eracle sarebbe venuto al mondo, vale a dire una generazione prima della guerra di Troia; piuttosto, sostengono gli Egiziani, la nascita dei Giganti deve essere avvenuta ai tempi della prima comparsa del genere umano; e da allora essi calcolano che siano trascorsi piu' di diecimila anni, mentre dalla guerra di Troia sono passati meno di milleduecento anni.
"Carli aveva gia' specificato come queste cifre non andassero seguite alla lettera. In realta', per calcolare il periodo esatto che separava la nascita dell'Ercole egizio da quello greco risultava necessario calcolare 'gli anni di mesi quattro l'una, il che avrebbe prodotto il risultato di 'anni 3.333'.Infatti, come riferiva Diodoro, per gli Egizi un anno era composto da quattro mesi in cui si dividevano le singole stagioni dell'anno solare. Dal momento che le imprese dell'Ercole greco andavano collocate intorno al 1360 a.C., l'Ercole egizio doveva essere vissuto all'incirca 4690 anni prima di Cristo. Ma quale causa aveva scatenato il diluvio di Ogige? Numerose tradizioni, prima fra tutte quelle provenienti dall'Egitto riportate da Diodoro, facevano pensare alla possibilita' che in un passato abbastanza remoto si fosse verificata una catastrofe generata da una cometa:
Questo è il racconto: Osiride, che regnava sull’Egitto in modo legittimo, fu ucciso dal fratello Tifone, personaggio violento ed empio; questi, diviso il cadavere dell’ucciso in ventisei pezzi, ne diede uno a ciascun complice del delitto, perché voleva che tutti fossero contaminati dall’infamia e riteneva che in tal modo avrebbe trovato in essi alleati sicuri nella difesa del regno. Raccontano però che Iside, sorella e moglie di Osiride, abbia vendicato l’uccisione con l’aiuto del figlio Horus e sia diventata regina dell’Egitto, dopo aver eliminato Tifone e i suoi complici.
“Dietro questa leggenda, secondo Carli, si nascondeva il ricordo di un grande cataclisma naturale. Infatti, ‘per testimonianza di tutta l’antichità, Osiride rappresentava il sole e Iside la luna’. Chi poteva dunque essere ‘quel Tifone che a’ tempi d’Ercole cagionò tanta desolazione e tanta rovina?’ Molte testimonianze facevano pensare ad una cometa. Fra queste spiccava quella di Plinio:
Fra le comete, alcune si spostano come pianeti, altre rimangono immobili; quasi tutte si trovano nella zona settentrionale del cielo, in una posizione non fissa, ma per lo più nella fascia bianca che ha ricevuto il nome cli Via Lattea. Aristotele riferisce che se ne vedono anche più d’una allo stesso tempo, cosa che nessun altro ha verificato, almeno a mia conoscenza; inoltre, che esse sono indizio premonitore di venti forti e di calura. Compaiono anche nei mesi invernali e nel cielo australe, ma, in quel caso, sono prive di qualsiasi coda. Una, tremenda, fu sperimentata dai popoli d’Etiopia e d’Egitto, e le diede il suo nome Tifone, re di quei tempi: aveva un aspetto infuocato ed era ritorta a forma di spirale, truce già a vedersi, più un nodo di fiamme, per così dire, che una stella.
“La data di quest’avvenimento sembrava coincidere con l’età dell’Ercole egizio, sempre riferendosi a Diodoro: ‘Tradizionalmente si calcola un intervallo di oltre diecimila anni dal tempo di Osiride e Iside al regno di Alessandro, fondatore in Egitto della città che porta il suo nome."
Da tutto questo, dunque, si può dedurre che forse l’incontro della Terra con la cometa e il conseguente diluvio avvennero intorno a 12.000 anni fa, più o meno tra il 9.000 e il 10.000 avanti Cristo: è a quella data che risalgono quindi anche le rovine megalitiche del Lazio e la fondazione di un gruppo di città tese a ricreare, con la loro collocazione, la disposizione nel cielo delle stelle di alcune costellazioni?
L'Atlantide vista da Frosinone
Per rispondere a questa domanda approfondendo la nostra indagine, siamo personalmente andati sino a Frosinone. Lì infatti oggi vive e lavora Giorgio Copiz, il quale ha da poco pubblicato, in collaborazione con la figlia Annalisa, il primo dei tre interessantissimi libri in cui si articola la sua lunga e affascinante ricerca che, partendo appunto dalla scoperta della corrispondenza tra alcune costellazioni e le città del Basso Lazio, questo serio studioso ha svolto ininterrottamente dagli anni Ottanta a oggi. Il volume si intitola “Dagli Appennini all’Atlantide” e in questo testo, attingendo anche ad altri autori, ritenuti “documentati, attendibili o interessanti” per esporre tutte queste tematiche trattate nel modo più ampio e diversificato possibile, Copiz affronta analiticamente con un meticoloso esame “a tutto campo”, svolto nella maniera più obiettiva possibile, l’interrogativo che da anni lui ha messo ormai al centro della sua attività di ricerca.
Interrogativo che Copiz formula, contestualmente ad altri ad esso strettamente collegati, nella prima pagina di questa sua pubblicazione in una maniera che chiaramente lo riassume:
“Le testimonianze archeoastronomiche dell’antica Saturnia Tellus sono in qualche modo riconducibili ad una matrice culturale comune alle grandi civiltà del passato?”
Per farvi meglio capire, di seguito vi proponiamo adesso qui l’introduzione del voluminoso (oltre quattrocento pagine)saggio scritto da questo valente ricercatore, in cui l’autore illustra basi e strumenti del suo studio: “Quest’opera è stata concepita a seguito della scoperta da parte del sottoscritto o, per meglio dire, della constatazione che le antiche città della Ciociaria, caratterizzate dalle cosiddette ‘Mura Ciclopiche’, riproducono sul territorio, con grande approssimazione, gli schemi di alcune costellazioni: prevalentemente quelle collegate al mito di Ercole. Tale constatazione, per essere accettata almeno come possibile ipotesi, necessitava di ‘prove’, di un’idonea documentazione, benché ultimamente numerosi riscontri testimonino, inequivocabilmente, che i riferimenti e i simbolismi astronomici costituirono, fino ad un’epoca relativamente recente, la prassi e non l’eccezione per l’edificazione di monumenti e templi e per la pianificazione di città e, in alcuni casi, di interi territori.
“Gli antichi costruivano in armonia con le energie, con i ritmi e con i modelli geocosmici, tenendo a fare della loro città o del loro paese l’immagine vivente del cielo. Immerso nella natura perché elemento di essa, l’uomo antico ha sempre avuto un rapporto stretto con gli astri; con il Sole, principalmente, che dà calore e vita, e con la Luna che con la sua luce rischiara le notti e che con il mutare continuo ma periodico della sua forma può consentire il conteggio di lunghi periodi di tempo. La regolarità dei cicli degli astri, il sorgere e tramontare del sole in punti diversi dell’orizzonte a seconda delle stagioni, l’evolversi delle fasi lunari, così come il movimento regolare e preciso della sfera celeste con tutte le sue splendenti stelle mirabilmente disposte a disegnare complesse costellazioni, ha fissato nella mente dell’uomo il concetto ciclico dello scorrere del tempo. Come le stagioni si ripetono con regolarità guidate dagli astri, così tutte le altre manifestazioni della natura e soprattutto quelle legate alla storia dell’uomo, si pensava, devono evolversi ciclicamente, ripetendo in ere successive il travaglio continuo degli individui e delle società.
“Attualmente, grazie agli sviluppi dell’archeoastronomia, scienza che studia le conoscenze di astronomia, e le relative connessioni con la vita sociale e religiosa delle popolazioni antiche, si è capito che l’interesse da parte dell’uomo nei confronti del cielo, degli astri e dei loro moti è sicuramente iniziato molto prima di quanto si potrebbe immaginare. “Queste considerazioni mi hanno spinto ad indagare, oltre le motivazioni, il come e il dove si sono manifestate l’Architettura e la Geografia sacra, ispirate alla posizione degli astri. E così mi sono trovato nella necessità di indagare luoghi e vestigia, e tentare di comprendere simboli e miti che oggi, salvo rare eccezioni, non sono più intelligibili e che, pertanto, sono diventati ‘mysteriosi’. Anticamente il linguaggio dei miti e dei simboli era il più adatto ad una comprensione ‘naturale’ e solo in epoca piuttosto tarda divennero favole, e al linguaggio delle immagini mentali, degli archetipi, si sostituì un linguaggio logico, oggettivo, ‘razionale’. Si rese necessario, pertanto, analizzare in un’ottica ‘diversa’ le tradizioni e le leggende del nostro territorio, il basso Lazio. Esso era chiamato anticamente, come riferisce Virgilio, ‘Saturnia Tellus’, Terra di Saturno. Luogo in cui il leggendario Re divinizzato portò agli uomini la civiltà ed instaurò quell’Età dell’Oro che è rimasta nell’inconscio collettivo come il periodo più felice vissuto dall’umanità. Saturno, secondo la tradizione, ha fondato le più antiche città della Ciociaria e ha disseminato il suo territorio di ‘torri’ e di ‘castelli’ eretti con la tecnica cosiddetta ‘ciclopica’, consistente nella sovrapposizione ad incastro di massi enormi tagliati a forma di poliedri, e tenuti insieme senza leganti ma esclusivamente in virtù del loro peso. Tali titaniche costruzioni, se collegate variamente fra loro, formano delle costellazioni terrestri quasi identiche alle costellazioni celesti che simboleggiano le mitiche ‘fatiche’ di Ercole.
“Questo territorio gli antichi tramandavano essere stato, insieme ad altre limitate parti della penisola italica, luogo di sviluppo e propagazione della nuova umanità dopo il Diluvio. Infatti prima della venuta di Saturno, su di esso regnava Giano,il dio bifronte del passato e del futuro, dagli antichi identificato con Noè. Si tratta indubbiamente di leggende, ma se esse sussistono qui, e non altrove, qualche motivo deve pur esserci. Su questo territorio numerosi dèi, semidèi ed eroi hanno compiuto ogni sorta di imprese, e forse proprio qui Ercole ha compiuto le sue famose ‘7 fatiche’ prima che esse fossero assorbite dalla mitologia greca. Virgilio, nell’ ‘Eneide’, ritiene la saturnia Tellus patria di origine della stirpe di Enea, alla quale l’eroe troiano deve tornare, obbedendo a quanto sancito dal Fato, per dar vita, con il proprio seme, al più potente impero dell’antichità. Le testimonianze di questo mitico passato sono qui nel Lazio ancora rilevanti e cariche di fascino e di suggestione.”
Il basso Lazio, dono di Atlandite?
Non è dunque necessario andare sulle Ande in Sud America o tra le sabbie dell'Egitto per cercare le prove dell'esistenza in un remoto passato di una civiltà perduta; e anche Stonehenge può aspettare. Se volete infatti scoprire le tracce di un'ignota civiltà megalitica, basta infatti fare appena pochi chilometri oltre Roma, sino alla Ciociaria o al Circeo, e lì infatti potrete vedere e perfino toccare con mano tutti i luoghi del mystero che più mysteriosi di così davvero non potrebbero essere! Atlantide,. .Tirrenide.. .un antico continente perduto di cui il Circeo sarebbe l'ultimo resto ancora al di sopra delle acque...
Le rovine di tutto questo sarebbe ancora lì, in quella zona del Basso Lazio. E così, per approfondire ulteriormente quest'affascinante mystero, come abbiamo già detto prima, qualche mese fa siamo andati anche a parlare di persona con Giorgio Copiz, per parlare direttamente con lui alfine di saperne di più su quello straordinario progetto di pianificazione del territorio su modello stellare attuato qui nel Lazio da popoli sconosciuti in un era remotissima, un progetto comprovato anche dal posizionamento delle numerose "mura ciclopiche" e che rassomiglia davvero molto a quello effettuato in Egitto (e svelato per la prima volta nel 1994 da Robert Bauval e Adrian Gilbert nel loro libro "Il mistero di Orione") con la corrispondenza tra le tre piramidi e le stelle principali della Cintura di Orione.
E allora, incontrando Copiz, come prima cosa gli abbiamo chiesto proprio quali rapporti esistono secondo lui tra le sue teorie e quelle avanzate nel "Mystero di Orione" da Bauval & Gilbert. Questa è stata la sua risposta: "In entrambi i casi direi che ci troviamo di fronte a delle pure constatazioni che non a delle semplici teorie. Infatti, e in modo assolutamente inequivocabile, sia le località 'saturnie' del Basso Lazio e delle località circonvicine, sia le piramidi della Piana di Giza in Egitto sono state tutte ubicate in base agli schemi di alcune costellazioni. E' indubbio infatti che questo sia avvenuto. Ma io, nelle mie numerose pubblicazioni, mi astengo comunque sempre e volutamente dall'esporre una qualche teoria sul perché, sul come e sul quando ciò si sia verificato. Riporto, invece, alcune osservazioni di certi studiosi che, pur non avendo constatato personalmente delle pianificazioni territoriali su modello stellare, avevano tuttavia intuito tale eventualità cercando anche di interpretarne le possibili motivazioni.
"Questa mia scoperta risale a circa quindici anni fa (ed è quindi ben anteriore alle osservazioni archeoastronomiche di Bauval e Gilbert) e già all'epoca suscitò parecchia attenzione sui quotidiani e sulla stampa locale della zona di Latina e di Frosinone: un interesse che portò poi l'Amministrazione Provinciale di Frosinone nel 1988 a finanziarmi una ricerca più articolata che mi ha quindi permesso di documentare adeguatamente quanto avevo inizialmente rilevato.
"Da allora ho continuato a occuparmi dell'argomento e ho accolto con piacere l'uscita del libro di Gilbert &Bauval che ha riscontrato nella posizione delle piramidi d'Egitto lo stesso allineamento edifici/costellazioni che io avevo già rilevato qui nel Lazio. "Ma perché gli antichi crearono quest'equivalenza tra le loro città, i templi, le piramidi e gli astri? Ecco, onestamente, malgrado questi miei sedici anni ininterrotti di ricerche e di attenta analisi di migliaia di pubblicazioni di ogni genere, io non credo ancora di essere in grado di proporre una teoria che ci permetta di individuare chi, e quando, abbia deciso, programmato e attuato questa 'pianificazione'.
"Al momento posso dire soltanto che, con molta probabilità, diverse migliaia di anni fa si è sviluppata una specie di 'religione' stellare le cui tracce sono rintracciabili fino al dodicesimo secolo, come pare pressoché certo osservando la pianta della disposizione di alcune delle più famose cattedrali gotiche francesi, tipo quella di Chartres. "Si trattava quasi certamente di un culto sorto forse come conseguenza di una non più corretta interpretazione di antichissime conoscenze (che non mi sbilancio a definire 'scientifiche' nel senso moderno della parola), le quali, in qualche modo, furono patrimonio, se non di tutta, almeno di una parte della più remota umanità. "Troppi indizi infatti, almeno a mio parere, confermano che in un'epoca remota, a cavallo della fine dell'ultima glaciazione, si sia manifestata una civiltà assai avanzata. "Alcuni ritengono che si sia sviluppata in seguito a contatti con esseri intelligenti di provenienza extraterrestre, altri che sia stata dovuta a un'evoluzione locale, provocata da una serie di coincidenze, in notevole anticipo sul resto del pianeta.
"Una civiltà la cui esistenza è stata tramandata da numerosi miti e leggende e, soprattutto, dal racconto che ci ha trasmesso il filosofo greco Platone su Atlantide. "E' difficile propendere per l'una o l'altra ipotesi, anche perché ci vuole un certo coraggio ad essere considerati degli esaltati e dei visionari. "Certo, questo rischio esiste e alcuni autori dotati di eccessiva fantasia, talvolta pure in malafede, hanno contribuito a screditare le ipotesi non convenzionali. "Ma se è ingenuo credere in maniera acritica, è certamente poco scientifico non voler indagare, per principio, su quel che non trova spiegazione secondo le ipotesi convenzionali. "I progressi, in qualsiasi disciplina scientifica, si sono avuti ogni qualvolta è stato messo in discussione ciò che era considerato un 'dogma' e per questo difeso a spada tratta dagli 'accademici' di ogni epoca."
Le costellazioni del Lazio
A questo punto rivolgiamo una nuova domanda a Copiz: quali costellazioni, secondo le sue constatazioni, sarebbero riprodotte nell'area geografica oggetto della sua analisi, ovvero nel Basso Lazio. E poi gli domandiamo pure se, a suo parere, per avere degli 'allineamenti' con un grado così ridotto di approssimazione o di errore non sarebbe, forse, stata necessaria una visione aerea globale del territorio?
In altre parole, quegli sconosciuti ma civili popoli antichi non sarebbero stati forse in grado di… volare? Ed ecco quello che ci ha risposto Giorgio Copiz: "Innanzitutto, secondo le mie scoperte le acropoli di queste arcaiche città del Lazio sono ubicate secondo schemi che riproducono alcune costellazioni stellari che si richiamano al mito di Ercole (un nome che in celtico significa 'cerchio di pietre': singolare combinazione, no?)." Poi Copiz ci ha rivelato: "Le costellazioni terrestri da me rilevate trovano nei centri di Segni, Norba, Alatri e Trevi nel Lazio, Ferentino, Veroli, Civita d'Antino, Angizia, Sora, Bovile, Ernica, Rocca d'Arce, Arpino, Montecassino, Castro dei Volsci, Fondi, Terracina, Formia, Gaeta, Roccamonfina, San Felice Circeo e Sezze una perfetta corrispondenza con le costellazioni di Leo Minor, Leo Maior, Gemini, Aquila, Hydra, Ercole e Ursa Maior.
"L'area geografica nella quale si trovano all'ottanta per cento, se non di più, testimonianze della cosiddetta 'architettura ciclopica' è quella che da Palestrina e Artena giunge, grosso modo, fino a Isernia e Teano, e che dalla costa tirrenica laziale arriva in Abruzzo fino alla piana del Fucino e al Sangro, all'alto Volturno e al nord della Campania. Questo è proprio il territorio che fu chiamato da Virgilio 'Saturnia Tellus', ovvero la Terra di Saturno. "Esisteva infatti un'antichissima tradizione, che era già quasi una leggenda al tempo dei Romani, secondo la quale tutte quelle località laziali contraddistinte dai resti di mura poligonali erano state fondate in epoca remotissima da Saturno ,o dai suoi congiunti e discendenti.
"Il dibattito su chi abbia eretto effettivamente quegli enormi, megalitici bastioni difensivi, e in quale epoca lo abbia fatto, è stato estremamente vivace tra gli studiosi italiani d'archeologia tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, e seppur con molta minore intensità continua ancora oggi. "Gli scrittori e i dotti antichi, i greci e i latini, indicavano nei Pelasgi gli autori di queste opere titaniche, una tesi che però oggi viene confutata dalla critica storica più recente. "Chi fossero realmente questi Pelasgi e da dove venissero, comunque sino a oggi nessuno è riuscito a stabilirlo con esattezza. E' un grosso mystero. "Ma, a prescindere da chi abbia innalzato effettivamente le fortezze ciclopiche nel Basso Lazio e nelle aree circonvicine, la mia ricerca non può che tener conto di tutte le località che conservano tali testimonianze.
"In ogni caso, circa l'altra domanda che mi ha fatto, ecco io non credo che quegli ignoti popoli antichi possedessero macchine volanti. . . no, non credo infatti che fosse indispensabile una visione aerea per mettere in opera tale progetto di pianificazione città/stelle, anche se effettivamente, per la vastità dell'area interessata, quello appare come un compito che ancora oggi sarebbe decisamente impegnativo per chiunque. "L'ipotesi per cui propendo è che invece le rocche del Basso Lazio siano state costruite, per così dire, a vista, considerando che per la conformazione geografica del territorio da ogni colle si potevano vedere le altre."
La costellazione dell'Orsa Maggiore
Queste citta' del Basso Lazio sono state fondate in luoghi che, uniti, riproducono sul suolo la posizione delle stelle che compongono la costellazione dell'Orsa
La costellazione del Leone
La costellazione del "Leo Maior" come appare riprodotta sul territorio del Lazio meridionale
L'eta' dell'Oro in Italia
Rivolgiamo allora un'ultima domanda a Giorgio Copiz: "Che cosa si potrebbe fare per approfondire ulteriormente le conoscenze su questi manufatti che, per gli indiscutibili problemi di datazione che comportano, l'archeologia cosiddetta ufficiale tende con sempre maggiore frequenza a non considerare, a cercare di dimenticare o almeno di accantonare, malgrado il rilievo che per la loro imponenza e diffusione questi resti megalitici meriterebbero?"
Copiz ci risponde: "Indubbiamente solo scavi di vaste proporzioni, e non semplici saggi limitati, potrebbero dare riscontri oggettivi. Ma sono pronto a scommettere che i risultati sarebbero diversi da località a località. Questo perché le mura che noi oggi vediamo non sono state tutte edificate nello stesso periodo. Abbiamo infatti manufatti classificati a seconda del tipo di rifinitura di prima, seconda, terza e quarta maniera, oltre a tratti misti, e non sempre le opere più grezze sono le più antiche: in occasione di rifacimenti urgenti o di successive nuove fortificazioni dettate da esigenze improvvise, si è badato necessariamente più alla funzionalità che non a mantenere le caratteristiche generali dell'opera.
"La mia impressione, ma ripeto che è solo un'impressione non suffragata da nessun elemento oggettivo, è che quanto ora possiamo ammirare sia stato costruito al massimo, e in rari casi, fra il settimo e l'ottavo secolo prima di Cristo." "Ma, con ogni probabilità, potrebbe non essere neppure questa la vera data, in quanto molte strutture potrebbero invece essere solo il rifacimento di costruzioni in realtà alquanto più antiche... in altre parole, molti resti databili apparentemente all'800 a. C. potrebbero essere stati eretti in realtà come rifacimenti di strutture assai più arcaiche, oppure realizzati semplicemente su luoghi appartenenti a un progetto di cosmicizzazione del territorio decisamente anteriore, basandosi su un modello culturale a carattere forse religioso che potrebbe risalire invece a migliaia e migliaia di anni prima."
E questo è tutto quello che ci dice Giorgio Copiz, molto prudente come tutti i ricercatori attenti e precisi. Ma ripensando a quest'ultima sua frase che accenna a una possibilità di retrodatazione dei resti megalitici del Basso Lazio di diverse migliaia di anni, ecco... ecco, noi allora non possiamo fare a meno di pensare anche agli articoli di Ettore Cipollato già usciti qui su "Mystero" che riferiscono le sue indagini sull'Italia prima di Atlantide. Già, l'Italia prima di Atlantide: era forse quella la mitica Età dell'Oro, l'epoca in cui sono stati eretti gli edifici megalitici, il tempo in cui nel Lazio vennero fondate varie città per riprodurre sul suolo la disposizione delle stelle di alcune costellazioni? Da chi? E quando?
Queste sono domande alle quali, ovviamente, neppure Giorgio Copiz può darci una risposta. E così il mystero permane, sempre lì, fisso nel cielo.. .e nei luoghi che qui, sulla Terra, riproducono la disposizione delle stelle che lo popolano. Le città e le stelle, in altre parole. Ma perché?