La colonia di Tarquinio il Superbo
I,56 His laboribus exercita plebe, quia et urbi multidenem, ubi usus non esset, oneri rebatur esse et colonis mittendis occupari latius imperii fines uolebat, Signiam Circeiosque colonos misit, praesidia urbi futura terra marique. (Livio) |
Edilizia al tempo dei Tarquini
Verso il 575 a.Cr. i Romani introducono una nuova tecnica edilizia: si abbandona, cioe', l'uso di sovrapporre grossi blocchi di pietra e si adotta l'uso di piccole pietre impastate e tenute assieme da sostanze coesive: e' il cosiddetto opus cementicum. Nonostante cio', la tecnica di sovrapporre blocchi di pietra ben squadrati senza far uso di malta venne conservata per edifici monumentali fino a tutta l'epoca imperiale: era, questo, l'opus quadratum (vedere: elementi di tecnologia costruttiva). Inoltre perfezionarono l'arco e introdussero l'uso del mattone d'argilla cotto al forno. Tale tecnica, gia' nota alle civilta' orientali (costruzioni di mattoni nella valle dell'Indo risalgono al III millennio a.Cr.), fu perfezionata nel VI secolo a.Cr., come dimostrano i mattoni di molti edifici di Babilonia da cui i mercanti greci, fenici e italici portarono esemplari. In Egitto - altro paese visitato dai mercanti italici e greci - il mattone era impastato con paglia. I Greci lo adottarono poco e tardi; i Romani, invece, divennero ben presto maestri in quest'arte. Ma per tutto il periodo monarchico e anche in quello repubblicano, la struttura fondamentale delle case romana fu data da pali e travi di legno, fra cui si innalzavano mura di mattoni intonacati.
31 agosto 2024 | agg.5a