Il Tumulo e il Remo - Elpenore
a cura di Carlo Gallone
Elpenore (᾿Ελπήνωρ) - Uno dei compagni di Odisseo che furono tramutati da Circe in porci. Ripresa forma umana, la sera precedente la partenza, Elpenore si addormentò ebbro sul tetto del palazzo. Destandosi al richiamo di Odisseo, si mosse, dimentico di dove si trovava, e precipitò rompendosi il collo (Odissea, X, 550 ss.). La sua ombra fu la prima a farsi incontro a Odisseo nell'Ade e lo supplicò di dare pietosa sepoltura al suo corpo, che nella fretta dei preparativi era stato lasciato insepolto (Odissea, XI, 54 ss.), cosa che l'eroe fece al suo ritorno nell'isola di Circe ponendo un remo della sua nave sulla tomba (Odissea, XII, 7 ss.).
Libro Decimo
Un Elpenore v’era, il qual d’etate 550
Dopo gli altri venia, poco nell’armi
Forte, nè troppo della mente accorto
Caldo del buon licore, onde irrigossi,
Si divise dagli altri, ed al palagio
Mi si corcò, per rinfrescarsi, in cima. 555
Udito il suon della partenza, e il moto,
Riscossesi ad un tratto, e, per la lunga
Scala di dietro scendere obbliando,
Mosse di punta sovra il tetto, e cadde 560
Precipite dall’alto: il collo ai nodi
Gli s’infranse, e volò l’anima a Dite.
Libro Undicesimo
Prima l'anima giunse d'Elpenore, il nostro compagno…
Piansi, vedendolo qui, pietà ne sentii nel mio cuore: 55
e a lui così mi volsi, dicendogli alate parole:
"Come sei giunto, Elpenore, in questa caligine fosca?
Prima tu a piedi sei giunto, che io sopra il negro naviglio".
Così gli dissi; ed egli, piangendo, così mi rispose:
"Ulisse, o di Laerte divino scaltrissimo figlio, 60
tristo un demone m'ha rovinato, e la forza del vino.
Addormentato m'ero in casa di Circe e sul punto
Di venir via, scordai da qual parte scendeva la scala:
mossi dal lato opposto, piombai già dal tetto, ed il collo
mi si stroncò nelle vertebre, e scese lo spirito all'Ade. 65
Ora, per i tuoi cari, che sono lontani, ti prego
per la tua sposa, pel padre, che t'ha nutricato piccino,
e per Telemaco, solo lasciato da te nella reggia,
giacché so che, partendo di qui, dalle case d'Averno,
dirigerai di nuovo la prora per l'isola Eea. 70
Quivi ti prego che tu di me ti ricordi, o signore,
sì che, partendo, senza sepolcro non m'abbia a lasciare,
senza compianto…
Libro Dodicesimo
… dove son le contrade e le case
d'Aurora che al mattino si leva, donde anche il sol sorge…
dei miei compagni alcuni di Circe alla casa inviai,
che riportassero il corpo d'Elpenore spento. E, recisi 10
subito tronchi, dove più in mare sporgeva la spiaggia,
lo seppellimmo accorati, pingendo lacrime amare.
Ora poi che il morto e l'armi del morto qui furon bruciati,
gli costruimmo un tumulo, sopra innalzammo una stele,
e configgemmo, in vetta del tumulo, un agile remo. 15 [1]
Il sepolcro di Elpenore
Nelle fonti antiche il Circeo è strettamente legato all'immagine di Circe: il mito greco di Odisseo e di Circe, localizzato nel Lazio da Greci al più tardi nel VI secolo a.Cr. e ben noto ai Latini grazie ai naviganti ellenici che toccavano il Circeo e gli altri approdi della costa laziale, doveva già essere fatto stato proprio da questi ultimi almeno dal IV secolo a.Cr., già prima del 314 a.Cr., quando Teofrasto ricorda come tradizione locale la presenza sul promontorio del Circeo del sepolcro di Elpenore dove crebbero, attorno ad esso, i mirti coronari dalla fantastica forma umana:
Teofrasto (371 a.Cr - 287 a.Cr. ):"Circejum, ajunt excelsum quoddam esse Promontorium spissis memoribus consitum. maxime vero robore lauro aut mirto; Insolas autem Circem habitasse perbibere, ostendita Elpenoris tumulum, ex quo proveniant mirti, coronarii operis in modum cescentes, locumque eum ferunt homines habere figuram . [2]
La presenza di alberi di mirto sulla cosiddetta tomba di Elpenore è documentata anche nel Naturalis Historia da Plinio il Vecchio in epoca imperiale:
Gaio Plinio Secondo (23 d.Cr - 79 d.Cr. ):"...Questo albero in Europa, sotto il più freddo cielo, il quale incomincia da monti della Cimera, la prima uolta fu veduto a Circeo nella sepoltura di Elpenore e ritiene anchora il nome greco, e ben si conosce, come egli è albero forestiero." [3]
Di Elpenore ne parla anche Giovanale nelle sue satire: "...credirerim aut tenui percussum verbere Circes et cum remigibus grunnisse Elpenora porcis...".
Ovviamente la figura di Elpenore è leggendaria. Il suo sepolcro deve intendersi, con ogni probabilità, come una costruzione preromana, verosimilmente un tholos, che i nativi del luogo hanno associato già in epoca romana allo sfortunato compagno di Ulisse.
Dove si trova precisamente questo sepolcro?
Una prima rappresentazione e ubicazione del sepolcro è chiaramente indicata in una carta geografica di Abraham Ortelius del 1595 riprodotta nel 1670. I resti archeologici sono chiaramente posti nel quarto comunale in una zona compresa tra Torre Fico e il Centro Storico.
Nella mappa di Sebastiano Cipriani del 1720 invece, resti di sepolcri vengono indicati approsimativamente fra le torri Cervia e Fico con la seguente dicitura: "Sepolcri i quali si pretende che possano essere di Elpenore e di altri compagni di Ulisse". In questa zona del promontorio convenzionalmente si ritiene che una cisterna romana, probabilmente nota a Petit-Radel, è il sepolcro di Elpenore che corrisponde al romitorio del Santissimo Salvatore oggi restaurato a cappella.
Louis C.F. Petit-Radel (1841) asserisce di essere a conoscenza del sepolcro da una nota di M.Grongnet, un monumento evente una superficie di circa 12 metri quadrati (probabilmente l'attuale SS. Salvatore). [5]
Ricercatori più recenti come Thomas Ashby e Giuseppe Lugli, così come altri, non sono comuque riusciti a rintracciare l'attuale collocazione del sepolcro.
Copia di Ortelius 1670
Sebastino Cipriani 1720 (paricolare)
Infine Giuseppe Capponi (1856) colloca il sepolcro nello spazio compreso tra Torre Cervie e la Grotta delle Capre: "Non tralascio finalmente di far notare che nelle carte topografiche del Promontorio Circeo rilevate anche all'epoca di Poniatowsky vengono designati per sepolcri i quali si pretendono possino essere di Elpenore ed altri compagni di Ulisse i diversi ruderi antichi esistenti nel pendio del Monte, superiormente alla distrutta torre Cervia sino alla grotta delle capre". [7]
La nostra teoria
Sulla base di alcune rappresentazioni del XIX secolo e altri elementi in nostri possesso, possiamo teorizzare che il Sepolcro di Elpenore è in realtà una tomba greca (o etrusca) attualmente localizzabile all'interno della proprietà Aguet.
Prendendo come riferimento la mappa di Ortelius è la nota di Philippe Cluvier (1600 ca.) in quale sostiene che la tomba è posta Sub ipso oppido S. Felicis, abbiamo ricavato una mappa provvisoria dell'area del sito (a lato).
A supporto di tale ipotesi è suggestiva la relazione del Principe d'Arsoli (1839) relativa alla visita di Gregorio XVI al Circeo: "Sua Santità la sera del giorno seguente il suo arrivo in San Felice, giorno, che dal Santo Padre fu impiegato nel visitare col suo seguito i circondarj del palazzo, essendosi recato verso le ore 14 a passeggiare nell'annessa villa (Aguet ex Poniatowski), che si estende in forma di anfiteatro sino alla riva del mare, e dove in un grazioso casino fabbricato dal principe Poniatowsky fu imbandita una lauta colazione per sua Santità e per la corte. Più abbasso il Santo Padre si fermò dentro una nicchia chiamata l'Occhio di bove, che per la sua costruzione tutta a volta rende un eco portentoso, e l'apertura della quale presenta allo sguardo una veduta pittoresca d'immensa estensione per mare e per terra". Potrebbe questo "Occhio di Bove" essere il realtà il sepolcro a forma circolare (tholos) di Elpenore?
Fonti locali sostengono invece che l'Occhio di Bove sia in realtà un cisterna romana diruta.
Illustrazione della Tomba di Elpenore nel Monte Circeo 1850
Tomba a Tholos di Pilo di Messenia
(così doveva apparire il Sepolcro di Elpeneore sul finire del XIX secolo)
Una tomba etrusca?
da http://www.mediterranee-antique.info
Les tombeaux de l’ancienne Italie présentent une assez grande variété, à cause des rites particuliers aux populations qui se sont établies dans la contrée : Aux temps les plus anciens de l’époque des métaux, dit M. Conestabile (Revue archéologique, octobre et novembre 1874), l’usage de l’incinération prédominait dans les rites et pratiques funéraires de la plupart des populations italiques, ainsi que de certaines tribus gréco-primitives ou pélasgiques, dont les fouilles ont constaté les traces en Italie (pré-étrusques). Les preuves de ces faits nous sont fournies par l’ensemble déjà très abondant des urnes cinéraires qui sont sorties des cimetières d’Albe la Longue (Latium), de Chiusi, de Felsina et d’autres points de l’Italie. Pour les Étrusques, c’est au contraire l’inhumation qui prévalait dans les usages de la nation ; mais à mesure que l’élément étrusque diminue et s’efface devant Rome triomphante, l’habitude de l’incinération reprend le dessus, au point que, au moment où l’Empire s’établit, elle est devenue à peu près générale dans toute l’Italie.
D’après l’opinion la plus répandue aujourd’hui parmi les archéologues, l’habitude d’inhumer les morts serait venue de Lydie, dont les Étrusques sont originaires.
Malgré les différences qu’on trouve dans les tombeaux étrusques, on peut, au point de vue de l’architecture, les classer en deux grandes catégories : ceux qui ont des constructions en saillie et ceux qui sont adossés aux rochers ; la chambre funéraire est toujours souterraine.
Les constructions coniques sont les plus nombreuses ; on peut en voir la disposition intérieure sur la figure 496, et la forme extérieure sur les figures 497 et 498 Ce sont simplement des tumuli contenant une chambre funéraire souterraine et recouverts extérieurement, par un revêtement en pierre. Il est impossible d’assigner une date, même approximative, à ces monuments. Ils n’appartiennent pas tous à la même époque, et le mode de construction peut aider à reconnaître ceux qui sont plus anciens que les autres. Ainsi le tombeau dit d’Elpénor (fig. 499) parait fort ancien, d’après la manière irrégulière dont les pierres ont été taillés.
Le strutture coniche sono più numerose. Questi sono semplicemente tumuli contenenti una camera funeraria sotterranea e ricoperti esternamente da un rivestimento in pietra. È impossibile assegnare una data, anche approssimativa, questi monumenti. Non appartengono allo stesso tempo, e il metodo di costruzione può aiutare a identificare quelli che sono più vecchi di altri. Così la tomba detta Elpenore (sotto), sembra molto vecchia, secondo il modo irregolare in cui sono state tagliate le pietre. [6]
1. Traduzione di Ettore Romagnoli
2. Onorio Pace, La reggia de' Volsci divisa in 2 libri, 1713
3. Historia naturale di Gaio Plinio Secondo divisa in trentasette libri, tradotta da Ludovico Domenichi, 1561
4. L. Quilici - S. Quilici Gigli, La forma della città e del territorio vol. 2, 2005
5. Petit-Radel, Recherches sur les monuments cyclopéens, 1841
6. http://www.mediterranee-antique.info
7. Giuseppe Capponi, Il Promontorio Circeo, 1856
-. Enciclopedia Treccani
agg.3 03.12.2002
13 aprile 2013 | agg.4