Quale la funzione della cisterna?
di Mario Tocci
Come indicato nel precedente capitolo, appare molto improbabile che la cisterna sia stata in realtà un manufatto per contenere acqua. Ma allora cosa era? Sicuramente un'opera indispensabile! Vista la sua struttura e le risorse umane che presumibilmente furono utilizzate per edificarla, distogliendo, così, molta forza lavoro dalle attività primarie necessarie per la sopravvivenza della comunità. Proviamo ora a fare mente locale. Gli eventi astronomici, in passato, avevano una grande influenza sulla vita pratica dei nostri avi. Il lavoro giornaliero iniziava al sorgere del sole e terminava al tramonto. Prima dell'invenzione dell'elettricità ogni attività umana era dominata dalla presenza o dall'assenza della luce diurna e dal calore del sole, che variava al mutare delle stagioni. Tra tutte le unità usate nella pratica comune per esprimere il trascorrere del tempo, "un giorno" è probabilmente quella fondamentale e senza dubbio quella più antica.
Per contare intervalli più lunghi fu naturale ricorrere a "una luna", cioè un mese. Quando le prime tribù nomadi si stabilirono in villaggi stanziali, circa 10.000 anni fa, e cominciarono a dipendere interamente dall'agricoltura per il loro cibo, sorse la necessità di avere a disposizione un calendario per pianificare l'aratura e la seminagione dei campi. Infatti i semi, se fossero stati piantati troppo presto, avrebbero potuto marcire nel sottosuolo, oppure i giovani germogli avrebbero potuto morire per il gelo. Se al contrario si fosse seminato troppo tardi i raccolti non avrebbero potuto maturare prima dell'arrivo dell'inverno. Ecco perché per un antico popolo il conoscere bene i cicli stagionali che si avvicendano con il trascorrere del tempo significava vivere o morire di fame.
Ormai sono molti gli studiosi asserenti che lo strato sociale di tali popoli fu caratterizzato da un radicato connubio tra potere temporale e religioso: tale da essere una peculiarità indissolubile. Proprio per questo la costruzione di una città implicava un incontro d'interessi tra i rappresentanti dei due citati poteri. Interessi volti a meglio saldare internamente la comunità e ancor più a creare legami affettivo-religiosi con il nuovo centro abitato. In tali situazioni i sacerdoti davano indicazioni atte "a favorire il volere degli dei", ma allo stesso tempo sfruttavano l'occasione per riconfermare il loro ascendente sul popolo, mentre di converso, l'organizzazione politica provvedeva materialmente ad edificare la città dimostrando di essere il braccio che agisce sempre sotto la protezione del volere divino (manifestatosi attraverso la bocca dei sacerdoti). Dobbiamo aggiungere che il potere dei sacerdoti stava, anche, nel fatto di riuscire a prevedere ed interpretare molti altri eventi astronomici al popolo incomprensibili e, per far ciò, era implicito dover studiare continuamente gli astri per capire i loro movimenti e prevedere ad esempio: le eclissi solari, lunari, individuare l'influenza del sole e della luna sulle attività produttive della comunità, nonché, il congiunto legame di tali situazioni con le costellazioni.
Pertanto, all'interno di una nuova città (centro di potere e commercio) dovevasi prevedere un'area politica e un'area religiosa tutte e due con fini specifici. Nell'area religiosa c'erano, normalmente, luoghi sacri aperti al pubblico, ma anche altri ove era vietato l'accesso al popolo. I luoghi preclusi erano in realtà luoghi di studio e per la conservazione del sapere che doveva rimanere in mano a pochi affiliati affinché fosse mantenuto l'ascendente della categoria sulla popolazione. E' provato e tuttora praticato, dai religiosi di alcuni popoli della terra, l'isolamento (indiani d'america, tribù africane, indiani, vari eremiti di etnie orientali, etc.) che integrato dall'uso di sostanze psicotrope gli permetterebbe di raggiungere uno stato d'incoscienza al limite della morte. In tale stato di limbo essi affermano di acquistare poteri divinatori e di riuscire a proiettarsi nel futuro o a far migrare momentaneamente il loro spirito in luoghi lontanissimi.
Forse il pozzo, date le sue peculiarità era un luogo ove i sacerdoti potevano perseguire questa pratica?! E' probabile di sì! Ese così fosse potrebbe essere una pratica comune a vari popoli megalitici, atteso che pozzi ipogei similari sono stati ritrovati in passato o tuttora esistono in altri centri ciclopici: potrebbe indicare una comune entità religiosa di questi popoli? Ma forse questi pozzi-condotti ebbero un altro scopo ben preciso! Forse sono rudimentali sistemi di osservazione e di calcolo di cicli temporali e distanze stellari che contraddistinguono la volta celeste in cui è ricompresa la terra? Ipotesi azzardata, ma che proveremo a verificare, tenendo conto dei probabili mezzi rudimentali conosciuti per tale scopo dai popoli esistenti prima della venuta di Cristo. Conoscendo a priori cosa sia l'altezza zenitale del sole e/o altre cognizioni generiche (vedasi le note). Ponendo che il pozzo ipogeo, debitamente ripulito sul fondo e riportato allo stato originario, abbia la base eguale ad un cerchio con diametro di mt. 4,95 e l'altezza complessiva della struttura sia di circa 7,00 metri. Considerando che il diametro del cerchio d'ingresso in sommità sia 49,5 cm. (attualmente và da un minimo di 54 a un massimo di 60 cm e mancano due delle 4 pietre che probabilmente componevano l'intero dell'apertura), prendiamo il raggio del sole che nel giorno del solstizio d'estate - sole con altezza zenitale di circa 71 gradi e 50 primi, penetra dall'imboccatura del pozzo ipogeo e osserviamo che:
a) ricade sul fondo del pozzo andando ad intersecare la circonferenza che limita il cerchio di base;
b) costruisce un triangolo isoscele la cui caratteristica è quella di avere due lati uguali di mt. 7,777 e i due angoli eguali pari a 71° e 50 primi che ricomprendono una base di 4,95 mt.;
Se immaginiamo di coprire l'ingresso del pozzo con una pelle in cui sono praticati una ventina di fori che sono disposti circolarmente descrivendo un cerchio di circa 40 cm di diametro e se ne aggiungiamo uno unico foro al centro, otteniamo una serie di fasci di luce che si rifletterebbero sul piano di base del rudimentale osservatorio e parte sulla sezione cilindrica.
Se a questo sistema abbiniamo una elementare meridiana atta a frazionare la luce del giorno (ad esempio un bastone infisso al centro di una pietra circolare). Con un attento combinato rilevamento eseguito giornalmente per tutto l'anno, chiunque potrebbe porre dei segni di memoria che indicherebbero quale il giorno dell'anno con durata minore e quale quello con durata maggiore complementarmente quale il periodo più freddo e quale il più caldo.
Dopo tante premesse e conseguenti riflessioni, sembrerebbe che il pozzo ipogeo rappresentasse una sorta di orologio antico e non luogo pubblico (per la raccolta dell'acqua) ma un ambiente sacro e di studio.
La durata del giorno e l'altezza del sole determinano le variazioni stagionali di temperatura
Altezza del sole a mezzogiorno misurata al Circeo durante il corso dell'anno
Note:
Altezza del sole (Zenit):
Il sole è posto a notevole distanza dalla terra (la terra arriva ad una distanza orbitale massima di 152,1 milioni di km. e minima di 147,1), i raggi solari sono considerati irradiati parallelamente tra loro sino a che incontrano la superficie terrestre. Ma la terra ruota su se stessa (mentre compie la sua orbita), secondo un asse inclinato che l'attraversa da Polo a Polo. Pertanto se si misura nella città di Benghazi l'angolo che il raggio solare genera nel suo impatto con la superficie e la perpendicolare al piano stesso in quel punto considerato, si avrà un angolo minore di quello che si genera nello stesso giorno e alla stessa ora a Milano.
L'influenza sul clima dell'inclinazione dell'asse terrestre.
L'asse terrestre è inclinato, ma varia la sua posizione nel tempo, è stato calcolato che per ritornare nella posizione iniziale di partenza ci vogliano 26.000 anni. È stato riscontrato che cambiando inclinazione, l'asse fa traslare le stagioni dall'emisfero nord a quello sud generando ora nell'uno e ora nell'altro inverni miti e corti e stagioni calde ma lunghe, questa teoria spiegherebbe il perché da noi 10.000 anni fa c'era un clima e natura-vegetazione molto diversi da quelli attuali.
Il calcolo delle dimensioni della terra nell'antichità:
E' riconosciuto che l'analisi critica della volta celeste è attribuita agli antichi greci che già intorno al 700 a.c incominciarono a integrare le loro semplici osservazioni anche con una ricerca del perché di tali fenomeni. Uno dei dilemmi che fu risolto fù giungere alla conclusione che la terra è sferica, da quel momento l'uomo cercò di calcolarne le dimensioni. Il problema fu risolto teoricamente con un ragionamento molto semplice. In effetti se si considera la terra una sfera perfetta, basterebbe misurarne la lunghezza di un qualsiasi arco di meridiano e determinare l'angolo al centro ad esso corrispondente, per risalire, mediante una semplice proporzione, alla lunghezza dell'intera circonferenza; da questa poi, applicando le note formule geometriche, si possono ricavare: raggio, area e volume della sfera terrestre. Sembra che le prime osservazioni basate su questo principio siano da attribuire a EDUSSO DI CNIDIO e a DICEARCO DA MESSINA (IV sec. A.c.): il primo avrebbe trovato che la circonferenza terrestre meridiana corrisponde a km 74.000, il secondo a 55.000 km.. Entrambe erano più elevate di quella reale che è di 40.009 km.. Il tentativo di cui si hanno notizie più sicure e che condusse ad un risultato molto più preciso è quello eseguito da ERATOSTENE DI CIRENE (III sec. A.c.). ERATOSTENE riteneva che la città di Alessandria d'Egitto e Siene (l'odierna Assuan) fossero situate sullo stesso meridiano; conosceva la loro distanza valutata a quei tempi in 5.000 stadi, e sapeva, inoltre, che a mezzogiorno del 21 giugno a Siene i corpi non producevano ombra, quindi in quell'istante il sole era esattamente verticale sulla città. Egli misurò per mezzo di uno scafe (strumento a forma di emisfero cava graduata, con infisso al centro uno stilo o asticciola) l'angolo che i raggi formavano con la verticale in quello stesso istante ad Alessandria. Elaborando la sua tesi egli indicò che il meridiano terrestre era di 250.000 stadi Egiziani corrispondenti a circa 39.375 km.. Si era sbagliato di soli 634 km! Questa misurazione rimase invariata sino al 1671, quando fu più precisamente determinata dall'astronomo J. PICARD.
Fonti: "Il globo terrestre e la sua evoluzione" di Bruno Accordi e Elvidio Lupia Palmieri - Zanichelli; "The Project Physics Course - Unità 2 moto dei cieli" testo, guida di laboratorio e letture - Zanichelli editore Bologna.