San Felice Circeo - Informazioni Turistiche - Circeo - Storia e Leggenda

Storia e Leggenda del Circeo
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San Felice Circeo - Informazioni Turistiche

Guida archelogica, storica e turistica Negli itinerari del Circeo si dipana un viaggio nel tempo, per riappropriarsi della storia e del significato dei luoghi e vedere con occhi diversi il paese, cogliendo l'intreccio tra gli avvenimenti storici e quello che le testimonianze archeologiche possono ancora comunicarci.

Il Monte Circeo (m.541), antica isola, s'innalza dall'incontro di due archi di costa pianeggiante, coi pendii precipiti avvolti da una pregiata macchia mediterranea. Il paese, ovvero il centro storico, è rivolto verso il Tirreno da un terrazzo del versante orientale del promontorio, ed è un luogo di vacanze balneari di ricercata eleganza.
Storia, leggenda e mito si armonizzano perfettamente in questa piccola e antichissima località.

Da visitare. Torre dei Templari. Medievale, sorge, sulla piazza centrale dell'abitato; all'interno è sistemata la Mostra "Homo Sapiens et Habitat" che raccoglie reperti ritrovati nell'Agro Pontino. Dalla vicina piazzetta Guglielmo Marconi, belvedere sul mare fino all'arcipelago Ponziano e sulla Pianura Pontina.

Sulla spiaggia, entro il recinto dell'albergo Neanderthal, si trova la Grotta Guattari o di Neanderthal, in cui è stato rinvenuto il teschio umano contemporaneo dell'uomo di Neanderthal.

All'Acropoli di Circei (m. 300), km 2,5 dalla porta d'ingresso del paese salendo a destra: sul panoramico piazzale sono ancora visibili i resti di antiche mura poligonali, con due cortine di blocchi ben squadrati verso l'esterno.

Alla Grotta delle Capre, km 2,5 a sud-ovest, seguendo la strada del Faro, poi via Grotta delle Capre: è la più nota tra le numerose grotte che si aprono alla base del Circeo.

Al Faro di Torre Cervia, km 3 a sud-ovest per strada panoramica che, tra giardini e ville, corre alta sul mare lungo il versante meridionale del promontorio.

Alla Torre Paola, km 7 a nord-ovest, all'estremità occidentale del promontorio del Circeo. Con accesso dalla litoranea di Sabaudia, è una torre di guardia eretta da Paolo III nel sec. XVI presso l'emissario del lago di Sabaudia. Nei pressi, poco più a sud, la grotta della maga Circe, cui si accede solo via mare.

Al Porto-Canale di Paola, nei pressi di Torre Paola. La tradizione di un porto al Circeo è antichissima: potrebbe risalire addirittura al tempo di Omero. Ulisse, narra la leggenda, giunto all'isola Eea conduce la nave fin dentro il porto. Qui, probabilmente, sbarcarono Mario, Cicerone e l'imperatore Tiberio.

Le Fonti di Lucullo, in località Molella (Sabaudia), sorgenti fredde litio-magnesiche che sgorgano in una depressione boscosa all'interno di una cisterna romana. A breve distanza, all'interno di una riserva naturale integrale, è la Villa di Domiziano, complesso archeologico del sec. I a.C. Attualmente le fonti sono in stato di abbandono ed è pericoloso visitarle.

Vigna alla Corte [...]

L'antica città di Circei

Centro molto probabilmente fondato dai greci sul finire dell'età del bronzo, allorchè stabilirono scali ed empori lungo la costa. Ad essi infatti va attribuito il collegamento fra questa penisola e la leggenda dellla maga Circe [1].
Se generalmente si fa risalire a quest'ultima l'origine del toponimo stesso di questa località, non sono del tutto da scartare altre ipotesi, secondo le quali il nome Circe e Circeo deriverebbe da Cerchio-circolo, con evidente allusione alla forma rotondeggiante del promontorio, ovvero l'altra che ne vorrebbe la radice in quercus-quercetus
[2].
L'antico abitato  occupava il luogo dell'attuale centro storico di San Felice Circeo il quale infatti conserverebbe di questa lontanissima origine l'ortogonalità della pianta oltre a tratti di mura ciclopiche. Occupata dalle popolazioni ausoniche, al pari di altri centri costieri della zona come Terracina ed Amyclae, anche Circei mutò probabilmente il suo nome [3].
Secondo una certa tradizione che risale alle fonti, già al tempo di Tarquinio il Superbo sarebbe stata  fondata una colonia romano-etrusca sul luogo di Circei. A capo di questa sarebbe stato Arunte, uno dei figli dello stesso monarca, ed in effetti un tratto di mura dell'abitato di San Felice Circeo, al centro storico, conservato sul lato est, potrebbe risalire a quel VI secolo a.Cr. che vide l'influenza etrusca raggiungere l'apice della propria potenza, ed alla fine dello stesso secolo l'inarrestabile declino. Questa ipotesi, sostenuta dall'autorità sia di Livio che di Dioniso, non ha trovato concordi studiosi come il Pais ed il De Sanctis. Eppure l'ipotesi d'una Circei etrusco-romana non farebbe altro che collocarsi fra Suessa Pomezia, che sorgeva nei dintorni di Mesa, e Terracina che nel suo toponimo denuncia un periodo di chiara influenza tirrenica. Se l'elemento etrusco cadde con la sconfitta di Cuma e con la rivolta dell'elemento latino-romano, quest'ultimo venne cacciato da Circei, molto probabilmente dalla controffensiva volsca guidata da Coriolano.
Appunto per allontanare questi ultimi, nel 393 a.Cr. venne dedotta una seconda colonia alla quale va probabilmente attribuita la costruzione dell'acropoli in opera poligonale del II e del III tipo
[4].
L'aver rifiutato il proprio sostegno alla madre patria nel corso della seconda guerra punica fece ritardare, quale ritorsione, il riconoscimento della cittadinanza ai suoi abitanti. Gli abitanti di Circei, infatti, dovettero attendere lo sviluppo delle guerre civili per poter accedere ai privilegi riconosciuti ai detentori della cittadinanza. Secondo l'Ashby ed il Beloch, Circei, proprio in conseguenza degli eventi della guerra civile, sarebbe stata trsferita in tutto o in parte nella contrada Palazzo, nei pressi del lago di Sabaudia. Tale ipotesi non è condivisa da altri studiosi, i quali si limitano a riconoscere in questa zona la presenza di costruzioni tarde, come lo scalo neroniano, nonchè i resti di una villa di Domiziano. Allo stato attuale delle nostre cognizioni, la ricerca archeologica sembrerebba confermare quest'ultima ipotesi
[5].
Rimasta viva la tradizione della Maga Circe, nel periodo romano questa venne trasformata o trasfusa nel culto della dea Venere e Promontorium Veneris fu il nome di questa montagna fin dai tempi della repubblica, come documentato da una iscrizione sulla roccia lungo la strada che attualmente al faro
[6]. I resti del presunto tempio della dea costituiscono, soprattutto per l'incomparabile posizione, quanto di più suggestivo possa offrire l'intero promontorio. La sommità del Circeo, a una quota di 541 metri, è costituita da una sorta di pan di zucchero per tre quarti di difficile accesso per le rocce anche strapiombanti. Una spianata rettangolare artificialmente allargata grazie a un basamento, per un complesso di metri 40 per 25, ospitava l'area sacrale. Piloni di rinforzo ne garantivano la stabilità. Uno di questi piloni è costruito con blocchi poligonali, mentre l'altro, quello del lato nord, è in opera incerta. Secondo il Lugli, il primo è da attribuirsi alla fine della repubblica, mentre il secondo ai restauri fatti affettuare da Caracalla nel 213 d.Cr. Il ricordo di questi ultimi lavori è perpetuato da una lapide attualmente conservata al casale di Mesa [7].
Forse il complesso, al pari di quello di Giove Laziale e di Diana Aricina, si articolava in un recinto aperto con una semplice edicola al centro della quale era conservato il simulacro della dea, la cui testa venne casualmene rinvenuta nel 1928.
Saccheggiata da Alarico nella sua ritirata verso la Calabria, Circei venne investita dalla guerra gotica, che nelle sottostanti pianure ebbe episodi significativi. In particolare Totila la conquistò nel 546.
Distrutta dai Saraceni nell'846, l'antica Circei si ridusse al livello di castrum dalla difficile e travagliata esistenza.


1. Odissea - X, dal v. 136 e seguito.

2. Tommaso Lanzuisi - Il Circeo, Roma 1973.
3. P.Maranga - La città di Lamo stabilita a Terracina secondo la descrizione di Omero
  e due degli antichi dipinti ritrovati sull'Esquilino i quali la rappresentano
, Roma 1852.
4. Tommaso Lanzuisi - Il Circeo, Roma 1973.
5. S.Aurigemma, A.Bianchini, A.De Santis - Circeo, Terracina, Fondi, Roma 1966.
6. C.I.L., 6430.
7. C.I.L., 6422. Servio Calpurnio Domizio Destro restaurò l'altare di Circe Santissima.

28 ottobre 2018 | agg.3

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